Era stato annunciato qualche settimana fa producendo il plauso dei comitati per l’acqua pubblica e ora è realtà: il Governo ha impugnato la proroga al 2027 delle concessioni dei servizi idrici deliberata dalla Regione Emilia-Romagna. Lo ha deciso il Consiglio dei Ministri di martedì scorso, che ha ufficializzato la volontà dell’esecutivo nazionale di portare la questione alla Consulta per presunte irregolarità nella norma di viale Aldo Moro rispetto al codice dell’ambiente e alla Costituzione.
La proroga alle concessioni dei servizi idrici e ambientali era stata duramente criticata dai referendari, che sperano in una ripubblicizzazione del servizio, mentre era stata difesa dal capogruppo di Emilia-Romagna Coraggiosa Igor Taruffi, secondo cui era la miglior soluzione per utilizzare i fondi del Pnrr e avviare una discussione seria proprio per dare seguito all’esito del referendum del 2011.

Servizi idrici, la decisione della Regione Emilia-Romagna impugnata dal Governo

Il Consiglio dei ministri ha deciso di impugnare la legge approvata dalla Regione Emilia-Romagna nell’ottobre scorso che prevede, tra l’altro, la proroga al 2027 per i gestori del servizio idrico. Il Governo trascinerà dunque la Regione davanti alla Consulta perché nel provvedimento, si legge nella nota del Cdm, sono previste disposizioni che si pongono “in contrasto con alcune norme del codice dell’ambiente” e che “violano l’articolo 117, secondo comma, lettere e) ed s), della Costituzione”. Poco più di due settimane fa, era stato il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ad annunciare l’intenzione di impugnare la legge dell’Emilia-Romagna. «Alla luce di quanto emerso dall’analisi tecnica – disse Cingolani – il ministero della Transizione ecologica ha deciso di sottoporre al Consiglio dei ministri la valutazione circa l’impugnazione della norma regionale, in quanto interviene in materia attribuita in via esclusiva alla competenza legislativa dello Stato».

Il Governo riconosce a viale Aldo Moro l’intenzione di «garantire il rispetto della tempistica di realizzazione degli interventi compendiati nel Pnrr, nell’introdurre un sostanziale meccanismo di proroga degli affidamenti del servizio idrico integrato in essere, si pone in contrasto con la disciplina nazionale». In poche parole, disse Cingolani, la proroga concessa dall’Emilia-Romagna ai gestori del servizio idrico «configura una violazione di sistema».
Violazione che era stata sostenuta anche dai comitati per l’acqua pubblica, secondo cui, oltre che sbagliata sul piano politico, la norma presentava anche delle illegittimità giuridiche.

«Il governo ci ha dato completamente ragione – osserva ai nostri microfoni Corrado Oddi del comitato per l’acqua pubblica – Le osservazioni che ha sollevato sono esattamente quelle che sostenevamo noi». Ora i sostenitori dell’acqua pubblica chiedono due cose. Da un lato chiedono alla Regione di ammettere di avere sbagliato e di fare un passo indietro abrogando la norma introdotta per la proroga delle concessioni, dall’altro chiedono che si apra una grande discussione regionale sulla ripubblicizzazione dei servizi idrici, a partire da Bologna, dove la concessione, prima della proroga di viale Aldo Moro, sarebbe scaduta il 19 dicembre.

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