Quello che sta accadendo nel Partito Democratico di Bologna attorno alle primarie per designare il candidato sindaco alle comunali del prossimo autunno ha dell’incredibile, o almeno rompe gli schemi della politica per come l’abbiamo conosciuta.
Tre dirigenti di primo piano del partito – ma ce ne sono altri – hanno fatto sapere che alle primarie voteranno Isabella Conti, esponente di Italia Viva, invece che il candidato del Pd Matteo Lepore, che invece ha incassato l’appoggio del segretario nazionale, Enrico Letta.

Il Pd alle primarie rischia l’osso del collo

A fare coming out fino a questo momento sono stati due assessori comunali, Alberto Aitini e Marco Lombardo, e l’eurodeputata ed ex vicepresidente della Regione Elisabetta Gualmini, che ieri in diretta tv ha battuto il cinque a Conti.Oltre a loro, nelle aule dei consigli comunale e regionale ci sono altri dirigenti Pd che hanno fatto capire o hanno detto direttamente che faranno la stessa scelta, come Piergiorgio Licciardello o Giuseppe Paruolo. Nei giorni scorsi, del resto, c’era chi aveva chiesto libertà di voto, come se le primarie fossero un tema di coscienza.

Sul Corriere di Bologna di oggi Olivio Romanini commenta la notizia con un corsivo intitolato “L’Opa di Isabella sul Pd“. Il giornalista analizza le mosse della candidata, sostenendo che si sta muovendo anche in modo autonomo rispetto ad Italia Viva e che tra le sue conquiste nei prossimi giorni potrebbe annoverare quella di strappare i centristi alla destra.
«Ho usato la metafora dell’Opa – spiega Romanini ai nostri microfoni – e nelle prossime settimane capiremo se si tratta di un’Opa ostile o meno. Però sta di fatto che Conti ha iniziato queste primarie come candidata di un piccolo partito e piano piano si è allargata e ha infiltrato la comunità dei democratici».

Tra gli elementi che hanno prodotto questa situazione indubbiamente c’è una questione che troviamo anche a livello nazionale, cioè la presenza all’interno del Pd di renziani che non hanno abbandonato il partito per seguire Renzi in Italia Viva. Il giornalista, pur riconoscendo l’esistenza del tema, sostiene però che non è il problema principale e ne enuncia altri due.
«Bisogna anche interrogarsi sulle ragioni che hanno portato tanti a non rispettare gli ordini di scuderia – osserva Romanini – È probabile che non siano stati fatti bene i compiti a casa nella fase precedente. Di solito si trova una soluzione prima dentro al proprio partito, mentre si è pasticciato molto per mesi, più che sulla politica su destini e ripicche personali».

Un secondo elemento è rappresentato da Conti stessa che, pur essendo esponente di Italia Viva, ha manifestato idee più radicali rispetto al partito stesso, ad esempio sul tema dell’ambiente. «È una candidatura complessa – sottolinea il giornalista – che porta delle contraddizioni che in questo momento sta giocando a suo favore».
E una di queste contraddizioni evoca un altro tema centrale in vista delle comunali: l’alleanza col M5S. Se sulla carta i pentastellati non avrebbero problemi a stringere accordi con Lepore e molti di più, invece, con Conti, i temi ambientali sollevati da quest’ultima potrebbero sparigliare le carte.
«In questo momento la comunità dei Cinque Stelle a Bologna e in Emilia-Romagna è molto dispersa ed è per questo che si sono messi nell’ombra», aggiunge Romanini.

Una situazione molto intricata, dunque, quella in cui il Pd è finito o si è messo, a seconda dei punti di vista. Per il caporedattore del Corriere di Bologna, «se Lepore dovesse vincere le primarie, il Pd rischia di fare un capolavoro perché porta con sè un’area che altrimenti non avrebbe avuto, però è un capolavoro che potrà raggiungere ad un prezzo altissimo perché se viceversa vince Conti, il Pd rischia di rompersi l’osso del collo perché avrebbe un candidato messo lì da Matteo Renzi».

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