Per venerdì 25 ottobre il Sindacato Generale di Base (Sgb) e Cub hanno proclamato uno sciopero generale di tutti i settori produttivi. Le principali manifestazioni si terranno a Milano, Roma, Torino, Palermo, Firenze, Napoli e Catania, ma presìdi saranno presenti anche in altre città. In Emilia Romagna, ad esempio, i presìdi saranno due: uno a Ravenna, città dove è in corso una vertenza dei lavoratori Marcegaglia che si battono contro la ristrutturazione aziendale, e uno a Reggio Emilia, dove alcune insegnanti rischiano il posto e l’Amministrazione di centrosinistra si è rifiutata di stabilizzarle.
Per Bologna l’indicazione è di convergere sulla manifestazione di Milano ed Sgb mette a disposizione pullman, prenotabili allo 051-359801 o a emiliaromagna@sindacatosgb.it.

“Intanto questo è uno sciopero che segnala che esiste anche una opposizione di sinistra a questo governo – sottolinea ai nostri microfoni Massimo Betti di Sgb – Negli ultimi decenni le politiche portate avanti nei confronti dei lavoratori, in Italia e in Europa, sono pressoché identiche”.
Nelle rivendicazioni dello sciopero, infatti, troviamo temi “antichi”, come l’aumento dei salari e delle pensioni, ma anche l’abolizione del Jobs Act e della legge Fornero, l’opposizione al welfare aziendale utilizzato come grimaldello per scardinare il welfare universale e la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario.

Accanto ai temi sindacali, però, lo sciopero annovera rivendicazioni sociali, politiche e internazionali, come l’opposizione alla guerra, in particolare all’aggressione turca del Rojava, lo stop alla vendita di armi e la riconversione delle fabbriche che producono armamenti.
Anche l’ambiente e la lotta al razzismo, al sessismo e all’omofobia trovano spazio, così come l’opposizione ai decreti sicurezza del precedente governo, che non sono ancora stati cancellati e di cui gli scioperanti chiederanno la cancellazione.
“Forse non tutti lo sanno – aggiunge Betti – ma oggi se i lavoratori scioperano in modo non ortodosso, ad esempio facendo un picchetto, rischiano la galera”.

ASCOLTA L’INTERVISTA A MASSIMO BETTI: