Questa mattina i magazzini Coop in Emilia sono in stato di agitazione. A Parma, Reggio Emilia, Forlì e Cesena vanno in scena scioperi e picchetti ai cancelli organizzati da Adl Cobas contro le condizioni lavorative dei facchini in appalto per Coop Alleanza 3.0.
«È una questione che va avanti da tempo – spiega ai nostri microfoni Stefano Re di Adl Cobas Emilia-Romagna – ma la committenza ci ha risposto che la questione non la riguarda. Allora i lavoratori replicano che non li riguarda fare arrivare le merci ai punti vendita della grossa catena».

Magazzini Coop in agitazione: le ragioni di scioperi e picchetti

Al centro dell’agitazione ci sono diverse questioni. La prima è legata al sistema degli appalti e dei subappalti con cui vengono gestiti magazzini, che produce differenze salariali e di trattamento tra i lavoratori, consente il sottoinquadramento, li espone alla ricattabilità per la piena occupazione e li mette in competizione fra di loro. Ma c’è anche la questione salariale a tenere banco. In particolare, Adl Cobas chiede un adeguamento delle retribuzioni all’inflazione galoppante che sta erodendo il potere d’acquisto.
Non ultima la questione della democrazia sindacale. Alcune delle società che gestiscono in appalto i magazzini non riconoscono il sindacato, i suoi delegati e, di conseguenza, non vengono riconosciuti i diritti sindacali come quello a svolgere assemblee.

Adl Cobas chiama direttamente in causa la committenza, Coop Alleanza 3.0. «Nel 2021 ha registrato 4,5 miliardi di euro di fatturato – osserva Re – Capiamo bene che gli utili di questo giro d’affari siano dovuti anche alle condizioni misere dei magazzini che oggi hanno incrociato le braccia».
Il sindacato si dice anche pronto a proseguire la protesta nei prossimi giorni, che sono quelli più prossimi al Natale, qualora non si aprisse un tavolo di confronto non solo con le società che gestiscono gli appalti, ma anche con la committenza stessa.

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