A pochi giorni dal nuovo incontro al Ministero, la multinazionale Philips, proprietaria di Saeco, ha gettato la maschera, invitando i fornitori a dirottare le merci in Romania. Mazzini (Cisl): “Questo lascerebbe altri 100 lavoratori senza occupazione, portando alla chiusura dello stabilimento”. La Regione condanna il blitz dell’azienda. Oggi pomeriggio l’assessore Palma Costi sarà al presidio. La Fiom: “La Regione faccia causa”.
Lavoratori Saeco non sono soli: Palma Costi al presidio
A meno di una settimana dal nuovo incontro al Ministero per lo Sviluppo Economico tra le parti, la multinazionale Philips, proprietaria dello stabilimento Saeco di Gaggio Montano – per il quale ha annunciato 243 esuberi – getta la maschera. Con un comunicato stampa, nella giornata di ieri ha invitato i fornitori a dirottare le merci direttamente nello stabilimento in Romania, aggirando il blocco di lavoratrici e lavoratori sull’Appennino bolognese.
Una mossa, quella dell’azienda, che ha sollevato le critiche anche della Regione. Oggi pomeriggio l’assessore Palma Costi sarà al presidio, per esprimere vicinanza a lavoratrici e lavoratori.
“L’annuncio di Philips è stato un gesto provocatorio – commenta Marino Mazzini, funzionario della Fim Cisl che segue la vertenza – una sfida sfacciata lanciata non solo a lavoratrici e lavoratori, ma anche al governo, che sta cercando una soluzione, a pochi giorni dall’incontro“.
Appresa la notizia, racconta il sindacalista, ieri le operaie e gli operai sono usciti dalla fabbrica, dando vita ad uno sciopero spontaneo. Il loro umore è nero e serpeggia un po’ di sconforto, anche perché ormai sono 50 i giorni di presidio permanente, sfidando il freddo della montagna.
Dirottando le merci in Romania, oltre a palesare la volontà di delocalizzare, la proprietà infligge un nuovo colpo allo stabilimento di Gaggio Montano. “Si porta via una macchina che ha permesso di aumentare i volumi – sottolinea Mazzini – e che porterebbe ulteriori 100 lavoratori a restare senza occupazione“.
Sommati ai 243 esuberi e considerando che la forza lavoro nella fabbrica sull’Appennino è di poco superiore alle 500 unità, ciò vuole dire solo una cosa: la chiusura dello stabilimento.
Per scongiurare questa ipotesi, i sindacati fanno appello alle Istituzioni, Governo e Regione in primis, affinché provino in tutti i modi a far cambiare idea a Philips e portarla sulla soluzione migliore per il territorio: un nuovo piano industriale che preveda il rilancio dello stabilimento e il ricorso agli ammortizzatori sociali.
Per il segretario regionale della Fiom, Bruno Papignani, la Regione dovrebbe preparare una causa per chiedere i danni alla proprietà.
E se Philips non dovesse proprio cambiare idea? “Per adesso continuiamo a confidare nell’incontro della settimana prossima – conclude Mazzini – poi decideremo il da farsi insieme a lavoratrici e lavoratori”.