L’11 giugno cesserà l’attività del Consiglio provinciale di Bologna, mentre l’Istituzione Provincia rimarrà in vigore fino a fine anno, prima di venire superata con il passaggio alla Città Metropolitana. Presentato il consuntivo di fine mandato, mentre permangono dubbi e preoccupazioni sulla riallocazione delle funzioni.

Si è tenuto oggi l’ultimo Consiglio della Provincia di Bologna, con l’illustrazione del bilancio di fine mandato 2009/2014 da parte della Presidente Beatrice Draghetti. Da domani, dunque, il Consiglio interrompe la sua attività, come previsto dalla legge Delrio sul riordino delle province. Per la gestione dell’attività ordinaria, Giunta e assessori proseguiranno il loro lavoro, a titolo gratuito, fino al 31 dicembre 2014. Il 1 gennaio 2015 infatti vedrà la luce la nuova Città Metropolitana, con un conseguente – e non privo di incertezze – passaggio di consegne.

Come spiega la Presidente Draghetti, infatti, “di fronte a un cambiamento che prevede che la Città Metrolitana avrà funzioni inferiori o comunque diverse rispetto a quelle dell’attuale Provincia, questo richiederà una riallocazione delle funzioni tra Regione e Comuni“. Una ridistribuzione di compiti e attività “che dovrà garantire non solo il livello di servizi garantiti finora ma – sottolinea Draghetti – un miglioramento di efficacia, altrimenti non si spiegherebbe il senso di questa riforma”.

Sono 211 le attività svolte dalla Provincia di Bologna, di cui la maggior parte, 175, sono cosiddette “attività di line”. Queste si suddividono in attività conferite dallo Stato (44), dalla Regione (110), e in quelle esercitate per scelta autonoma dell’ente (21), tra cui risultano funzioni importanti come quelle inerenti crisi aziendali e di sostegno alle imprese. “Una lacuna preoccupante è il fatto che la redistribuzione delle funzioni svolte fin qui dalle province non sia avvenuta in maniera contestuale alla riforma – spiega Draghetti – sarebbe come se volessimo inaugurare un ponte prima di averlo collaudato. Anche il profilo di Città Metropolitana che esce dalla legge ci appare come una sorta di consorzio di Comuni con una governance molto debole”.

I dubbi riguardano anche i possibili vantaggi per le tasche dei cittadini, in termini di risparmi che dovrebbero realizzarsi con il nuovo assetto istituzionale: “risulta anche a noi, in seguito a un audizione che la Corte dei Conti fece in Parlamento in dirittura di approvazione della legge, che i benefici economici derivanti da questa operazione non siano quelli auspicati. Ci auguriamo – continua -che il provvedimento si affini perché i risparmi e l’efficacia auspicati divengano reali”.

Andrea Perolino