Lunedì 25 settembre a Palazzo Spada a Roma è stato conferito il prestigioso premio internazionale De Santis all’onorevole Adriana Lodi dedicato alla Salute Sociale “Per aver aperto nuove prospettive alle madri lavoratrici grazie all’apertura di asili nido pubblici …Per aver portato il nostro paese ad offrire un moderno modello di sviluppo della prima infanzia. ”
La bolognese Adriana Lodi classe 1933, prima assessore nella giunta Dozza, ha aperto e avviato i primi nidi pubblici e comunali in città nel 1969.
Lo stesso anno è stata eletta deputata tra le fila del PCI. A Roma ha lavorato con grande slancio per affermare e consolidare gli asili nido anche a livello nazionale attraverso l’approvazione della legge 1044 pubblicata in gazzetta il 6 dicembre del 1971.
“Gli asili nido c’erano già ai miei tempi. Si chiamavano Onmi (opera nazionale maternità italiana) ma era servizi, aperti durante il fascismo, che erano destinati alla sola cura dei bambini quando le madri erano costrette andare a lavorare. Li ho sperimentati io stessa con mio figlio e ho capito che si doveva cambiare questo servizio che non considerava il benessere e lo sviluppo dei bambini in maniera adeguata. Quando venni eletta assessore e tante donne chiedevano i nidi, non ebbi alcun dubbio su come dovessi spendere il mio impegno politico. Ed ecco la sfida: dovevo lavorare in modo innovativo, diverso e alterntivo, per dare nuovi nidi che rompessero con la tradizione delle Omni. Per farlo ho studiato i modelli già presenti in Italia, i nidi aziendali di Olivetti e le scuole Montessori, e poi grazie ad un cugino ho avuto la possibilità di visitare i nidi di Coopenaghen. Un’esperienza fantastica! Ho importato il modello anche a Bologna.”
Racconta Lodi nella sua autobiografia “Raccontami una favola vera. Adriana Lodi: biografia di una politica” in cui l’onorevole Lodi racconta della sua battaglia per avviare i primi nidi e molte altre lotte per affermare politiche mirate al sostegno dell’infanzia e dei più fragili in generale.
Questo premio consolida e rilancia non solo le politiche delle donne per le donne ma anche le politiche che furono quelle del partito comunista, partito di cui Lodi è sempre stata componente fin da giovanissima. La sua vita dimostra come una giovane operaia con costanza, lavoro e grandi capacità potesse riuscire ad evolversi fino a ricoprire una carica tanto importante: quella di onorevole per ben 5 legislature. Lodi, in anni più recenti, è uscita dal PD, partito in parte erede di quella tradizione culturale, nel 2013, quando non si è più “sentita riconosciuta nel Partito… un partito che ha cancelato troppo, è diventato troppo liberista, troppo personalista. La riforma della scuola detta “Buona Scuola” non l’ho condivisa nell’impianto strutture. I continui finanziamenti alle scuole private con soldi pubblici, il collegmento del percorso formativo tra lo 0-3 e il 3-6 non l’ho davvero inteso ed è stato deciso in modo poco condiviso”.
Dopo la trasformazione del PCI in PDS nel 1991 Lodi si era già ritirata dalla vita pubblica partecipando alla fondanzione del nuovo partito. “Ho continuato a partecipre alla vita pubblica e ci sono stati momenti che mi hanno ancora entusiasmata. Io ho dato molto al partito e il partito ha dato molto a me. Ho lasciato la vita pubblica anche per una questione di età, ma ho continuto a svolgere attività locali di impegno sociale.”
Negli anni a Lodi sono stati conferiti importanti riconoscimenti, il “Nettuno d’oro” nel 2019 dal Comune di Bologna, la laurea ad honorem in Pedagogia da parte del dipartimento di pedagogia dell’Università di Bologna il 3 dicembre del 2019 “per le innovative politiche dedicate all’infanzia” e pochi giorni dopo, il 16 dicembre, il comune di Ozzano dell’Emilia, dove lei risiede da anni, le ha donto una targa “per aver tencemente portato avanti e vinto grndi battaglie contro l’istituzionalizzzione degli anziani e dei bambini e per i sisultati ottenuti a favore delle donne e dei più deboli”.
Questa volta Adriana Lodi non ha potuto ritirare personlmente il premio, consegnato nelle mani della famiglia, ma attingendo ancora dalla sua autobiografia possiamo sentire l’eco dell suo pensiero quando ha scritto “se me li hannno conferiti significa che qualcosa di buono ho lascito e che ancora oggi quel buono esiste ed è riconosciuto”.
Lodi ha contribuito nel 1975 alla celebre Riforma del diritto di famiglia che “è stato un altro tassello importante verso la libertà delle donne e anche dei bambini”, ha sostenuto la legge sull’aborto dentro e fuori dal parlamento con interventi in aula, partecipando a manifestazionni e comizi, ha favorito l’iter dellla 405/75 che ha istituito i Consultori; nel 1973 ha lavorato insieme al compagno di partito Renato Finelli a una proposta di legge per una scuola pubblica gratuita che eliminsse i privilegi, istituisse il tempo pieno in cui si alternassero momenti di istruzione e di ozio creativo! Lodi ha lavorato all’approvazione della legge 877/1973 che regola il lavoro dipendente a domicilio stabilendo orari di lavoro, compensi orari, assicurazioni obbligatorie contro invalidità, vecchiaia, mlattia, maternità, inforuni, e assegni familiari un legge che ancora oggi regolamenta le “esternalizzazioni” del lavoro delle aziende a domicilio e che ha gettato le basi per regolare telelavoro e smart working.
Tentò nel 1975 di far approvare, senza esito, un disegno di legge che istituisse l’ora di educazione sessuale nelle scuole mettendo al centro un discorso di libertà dell’individuo, partendo dalla scuola dell’infanzia proponendo la scoperta del proprio corpo e quello che oggi si descrive come educazione all’emotività. Nel 1975 propose di aprire le scuole “normali” ai portatori di handicap per rendere la scuola accessibile a tutti/e riuscendo infine a sopprimere le classi differenziali. Lottò anche per la de istituzionalizzazione degli anziani poveri, contro tutte le emarginazioni certamente sull’onda del movimento culturale presente in Italia nato attorno alle battaglie di Basglia per la chiusura dei manicomi. Adriana Lodi si è spesa anche nella prima campagna nazionale di prevenzione dei tumori femminili della sfera genitale promossa dall’Istituto di oncologia facendo assemblee nei quartieri, parrocchie, fabbriche per favorire prevenzione e partecipazione.
In una vita intera investita a favore delle donne, delle lavoratrici e delle politiche per l’infanzia partendo dal lavoro in fabbrica a cui arrivò a soli 14 anni, e dal sindacato, Adrianna Lodi è riuscita a farsi ascoltare, a vincere tante battaglie, grandi e piccole. Ha attirato l’attenzione dei dirigenti del sindacato provinciale dei Chimici nel 1950, poi quella della Camera Confederale del Lavoro di cui diventò responsabile femminnille nel 1955, quindi degli elettori bolognesi nel 1960 quando divenne consigliera comunale e nel 1964 quando entrò nela giunta Dozza come assessora (anche se allora si chimavano al maschile) ai problemi del lavoro e ai servizi anagrafici ed elettorali. Nel 1966 con la Giunta Fanti è stata nominata assessora all’Assistenza e ai servizi Sociali, fino a quando nel 1968 non le viene chiesto dal PCI di candidarsi alla Camera dei deputati. “Ho cercato di dare il meglio in questa nuova avventura. Sono entrata in Parlamento possimo dire “per caso” e ci sono rimasta per 23 anni.” Lodi non ha mai ostentato l’importanza del suo lavoro nelle commissioni parlamentari per l’approvazione delle norme prima citate, ha sempre valorizzato il lavoro di squadra tanto in giunta a Bologna quanto in parlamento. Si è sentita parte di un noi, risultato di tante mediazioni e compromessi, anche con gli avversari politici necessari per ottenere risultati anche se non esattamente quelli sperati. Nella narrazione della sua attività politica ha volutamente tralasciato tanti conflitti dentro il partito, contrasti e insuccessi perchè “gli errori, le spaccature sono state raccontate e analizzate minuziosamente in tanti altri libri” e spesso, a furia di analizzare solo gli errori fatti, come ebbe a sottolineare anche Berlinguer “di passo in passo, dovremmo giungere fino a proclamare che tutta la nostra storia- che ha anche le sue ombre- è stata solo una sequela di errori”. E’ bene che dell’attività politica svolta Lodi abbia voluto mettere in luce i fatti, i risultati positivi ottenuti, lasciando scivolare le mancanze così che si possa dare fiducia ai giovani sulle loro possibilità di fare oggi in politica, costruendo “idee nuove tenendo presenti le radici” così che non si pensi solo alla politica come una sequela di “scandali, corruzioni, prevaricazioni”. Il suo augurio ai e soprattutto alle giovani è quello di “andare incontro al lavoro a testa alta” perchè di questo c’è bisogno ancora oggi: di persone fiere di lavorare, sporcarsi le mani in una febbre del fare che porti a risultati per il bene comune.