Il bosco urbano dei Prati di Caprara torna a far parlare di sè, in particolare per alcuni articoli usciti sulla stampa bolognese. Da un lato si è parlato del “degrado” all’interno del bosco urbano, dovuto principalmente all’insediamento di persone senza casa, dall’altro ha generato qualche preoccupazione il possibile progetto urbanistico di cui ha parlato l’assessore comunale all’Urbanistica, Raffaele Laudani.
«È bene che l’attenzione torni sui Prati di Caprara – afferma ai nostri microfoni l’architetto Piergiorgio Rocchi, esponente del Comitato Rigenerazione No Speculazione che alcuni anni fa si era battuto per salvare il bosco urbano – ma non purché se ne parli, bisogna fare attenzione a ciò che si dice».
I Prati di Caprara, il bosco urbano e il possibile progetto urbanistico
Sul “degrado” Rocchi è sbrigativo: «Non è quello il tema principale, è normale che accadano fenomeni di questo tipo se si lascia un posto abbandonato per molti anni».
Sono però le altre parole spese sui Prati di Caprara a contrariare l’esponente del comitato, a partire dal presunto “progetto del Cnr” sul quadrante est dei Prati, quello che dovrebbe restare bosco urbano. «Abbiamo vissuto la stagione di un progetto di ricerca, soprattutto per approfondirne le caratteristiche di tipo vegetazionale – ricostruisce Rocchi – Si era arrivati a firmare una convenzione tra Comune, Cnr e ci doveva essere anche Invimit. Parlare di progetto, però, è improprio perché c’è solo una convenzione che non è stata firmata fino in fondo».
Ma è sul quadrante ovest che si concentra l’attenzione di questi giorni, in particolare per un possibile progetto urbanistico che Invimit, la società di gestione di fondi immobiliari del Ministero dell’Economia e delle Finanze, potrebbe arrivare entro l’estate.
Progetto urbanistico che secondo l’assessore Laudani potrebbe essere utile a dare una risposta all’emergenza abitativa che si vive a Bologna, in particolare con una quota di abitazioni tra il 20 e il 30% destinata a edilizia residenziale sociale.
«Invimit non è un ente caritatevole, fa le case per fare soldi – sottolinea l’architetto – L’offerta di residenze che potrebbe esserci da quell’intervento di certo non risolverà un bisogno primario, così come la quota di edilizia residenziale sociale è uno standard che si chiede in ogni intervento di un certo tipo». In altre parole: non si giustifichi un intervento urbanistico con il bisogno di casa, perché chi ha davvero bisogno non può certo avere accesso a le case che verranno costruite.
La questione centrale, però, riguarda la salvaguardia di tutto il bosco urbano, quindi un possibile intervento urbanistico sul quadrante ovest spaventa alcuni. «Intanto va detto che il quadrante ovest è di 14 ettari, mentre il quadrante est è di 27 – osserva Rocchi – Quindi se già potessimo dire che i Prati est sono salvi, sarebbe un risultato».
L’esponente di Rigenerazione No Speculazione, però, sottolinea anche la posizione del comitato, che finora è anche quella espressa dal Comune. «Il problema dei Prati ovest è un po’ più complesso, non perché non ci sia del verde straordinario, tra l’altro tutelato da una vecchia legge – continua Rocchi – ma perché esistono ancora 30mila mq di superficie coperta, quasi 100mila metri cubi di edifici esistenti. Questi sono le soglie di qualunque tipo di intervento che si proponga di fare là dentro: si lavora con le quantità esistenti, tenendo al primo posto come input progettuale il mantenimento del verde e il collegamento con il bosco urbano a est».
ASCOLTA L’INTERVISTA A PIERGIORGIO ROCCHI: