«Un avanzamento storico». Così Cambiare Rotta, una delle realtà studentesche che negli ultimi due anni si è battuta contro il genocidio a Gaza e per l’interruzione dei rapporti dell’Università di Bologna con Israele e con la filiera bellica, saluta la mozione approvata ieri dal Senato Accademico dell’Alma Mater.
Dopo un provvedimento analogo dell’Università La Sapienza di Roma, Bologna è il secondo Ateneo italiano a prendere una posizione netta su quanto sta accadendo in Palestina, esprimendo «profondo sdegno per l’escalation militare israeliana a Gaza» e denunciando «tutte le violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani» perpetrate nei territori palestinesi occupati.

La mozione approvata dal Senato Accademico dell’Università di Bologna contro Israele e il genocidio a Gaza

Il documento, approvato a larga maggioranza dal Senato accademico, fa esplicito riferimento alle ordinanze della Corte internazionale di Giustizia, presentate su istanza del Sudafrica, che giudicano “plausibili” le accuse di genocidio rivolte contro Israele. La mozione chiede l’immediata cessazione delle operazioni militari a Rafah e l’apertura di corridoi umanitari per scongiurare il rischio di un genocidio nei confronti della popolazione palestinese.
Oltre alle dichiarazioni, l’Ateneo ha annunciato una concreta revisione dei rapporti accademici e scientifici in essere con università, aziende e istituzioni israeliane.

È già stato avviato un sistema di ricognizione dei progetti attivi, con particolare attenzione alla normativa sul “dual use” e ai principi etici della ricerca, al fine di escludere qualsiasi coinvolgimento in attività che possano configurarsi come violazioni del diritto internazionale.
Nei giorni scorsi il rettore Giovanni Molari aveva già fatto sapere che l’Unibo negli ultimi due anni non ha partecipato a nessun bando di ricerca con Israele. La mozione prevede che l’attività di monitoraggio sia oggetto di una relazione semestrale agli organi accademici, rendendo strutturale la vigilanza.

Sul piano politico e diplomatico, l’Alma Mater auspica il riconoscimento dello Stato palestinese e il pieno rispetto delle risoluzioni delle Nazioni Unite. Vengono citate in particolare le ordinanze della Corte internazionale del 26 gennaio, 28 marzo e 24 maggio 2024, ritenute riferimenti giuridici vincolanti per la comunità internazionale.
L’Ateneo si impegna inoltre a promuovere iniziative didattiche, accademiche e umanitarie fondate sui principi della pace, della giustizia e della dignità condivisa, anche attraverso la costruzione di partenariati con istituzioni accademiche palestinesi. La mozione ribadisce il ruolo dell’università come «spazio critico e decoloniale, esplicitamente e attivamente schierato contro ogni forma di oppressione, apartheid e violenza istituzionalizzata».
Infine, l’Università di Bologna si dichiara pronta a farsi promotrice, in sede Crui (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane), di una posizione comune del sistema universitario italiano a favore del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese.

«Se non ci fossero state le mobilitazioni studentesche e della cittadinanza – osserva ai nostri microfoni Beatrice di Cambiare Rotta – se non ci fosse stata l’occupazione della Facoltà di Scienze Politiche, se non ci fossero state le tende davanti al Rettorato in piazza Scaravilli, se non si fosse fatta pressione anche sull’Università, questo risultato non si sarebbe ottenuto. Quindi è merito delle mobilitazioni».
L’attivista sottolinea che a presentare le mozioni, in questo caso, sono state le liste studentesche di centrosinistra che, anche se in ritardo, si sono persuase a prendere posizione sul tema.

ASCOLTA L’INTERVISTA A BEATRICE: