Proprio come nei campus americani, prima dei violenti sgomberi con arresti annessi da parte della polizia, anche all’Università di Bologna spuntano le tende di studentesse e studenti per la Palestina.
Ad allestirle in piazza Scaravilli, nel cuore della zona universitaria, sono i Giovani Palestinesi di Bologna, che ieri hanno tenuto un’assemblea transnazionale per fare rete da un lato con studentesse e studenti statunitensi, dall’altro con quelli palestinesi, in particolare dell’Università di Bir Zeit da cui è partito l’appello.

Contro il genocidio in Palestina la mobilitazione trasnazionale porta le tende anche all’Unibo

“Student Intifada”, intifada studentesca è lo slogan, partito proprio dall’Accademia palestinese per simboleggiare la lotta di quello che sembra sempre più un movimento globale che dalle aule degli Atenei si batte per chiedere la fine del genocidio del popolo gazawi, il cessate il fuoco e la fine dell’occupazione israeliana.
La rivendicazione individuata a tutte le latitudini, al centro delle pressioni che studentesse e studenti, spesso appoggiati dai loro docenti, stanno esercitando è quella del boicottaggio accademico. Alle governance universitarie si chiede la fine delle collaborazioni con le università israeliane, considerate organiche al progetto sionista del governo israeliano, ma anche con aziende e istituzioni militari, che utilizzano il sapere prodotto negli atenei per imprese di morte.

Palestina
Lo striscione in piazza Scaravilli

Studentesse e studenti dell’Unibo esprimono solidarietà ai colleghi americani brutalmente repressi nei campus e sottolineano la contraddizione di Paesi che si considerano democratici, ma che non sanno ascoltare il dissenso. «Quella repressione testimonia che studentesse e studenti dicono la verità e quindi vanno zittiti – osserva Ettore dei Giovani Palestinesi – testimonia che gli Stati sanno di essere complici del genocidio in corso».
Al tempo stesso, anche da Bologna vengono rispedite al mittente le accuse di antisemitismo che spesso i gruppi solidali con la Palestina si sono sentiti rivolgere. «Confondere antisionismo e antisemitismo rafforza lo stesso antisemitismo», osserva Caterina dei Giovani Palestinesi.

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Dopo l’assemblea transnazionale di ieri pomeriggio, le tende sono rimaste in piazza Scaravilli e l’intenzione è quella di restare. «Ci attende una settimana intensa di iniziative e mobilitazioni – osserva Ettore – Prenderanno la parola docenti, esperti e anche noi ribadiremo le nostre posizioni».
L’obiettivo è quello di restare almeno fino al 15 maggio, anniversario della Nakba del 1948, quando centinaia di migliaia di palestinesi sono stati cacciati dalle loro case.
Meno di una settimana dopo, il 21 maggio, il Senato Accademico discuterà la mozione presentata da studentesse e studenti per chiedere la fine dei rapporti con l’industria bellica e le università israeliane. La discussione della mozione è uno dei risultati dell’occupazione del Rettorato da parte dei Giovani Palestinesi, conclusasi con la promessa di un incontro pubblico col rettore Giovanni Molari, che si è svolto lo scorso 24 aprile.

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