radiocitta’fujiko e Librerie.Coop, i libri e gli autori diventano protagonisti in radio, ogni settimana interviste, consigli di lettura e appuntamenti. Giovedì 12 maggio saremo con Elvira Dones.

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Elvira Dones, Piccola guerra perfetta, Einaudi
Si parla della guerra in Kosovo del ’99. La scrittrice fa emergere subito il contrasto forte tra quella che gli americani vantavano come “perfezione” di una missione in cui la Nato impiegò in cielo solo aerei senza perdere un solo soldato, e il caos a terra dove i miliziani serbi agivano e razziavano fuori controllo da ogni disperazione. La Dones, cinque suoi libri sono pubblicati da Feltrinelli e due sono scritti direttamente in italiano, per anni ha indagato e raccolto testimonianze sulle violenze subite dalle donne in quei giorni, e ora nel romanzo racconta a Pristina l’assedio subito da tre giovani donne, la speranze di una ragazzina che vuole studiare Poe e un 14enne promessa del calcio.

Scrive Roberto Saviano nella prefazione “Impari, subito dopo aver letto queste pagine, che non esiste una guerra raccontata davvero se non ascolti ciò che raccontano le donne che l’hanno vissuta … E’ un piccolo libro che trattiene tutto l’orrore che può scatenarsi dal Vaso di Pandora di una comunità andata in frantumi. Una comunità dove l’altro, il tuo prossimo, prima vicino e contiguo, per l’intervento di una politica folle è ormai diventato il Nemico, il Male. Questo piccolo romanzo intreccia con originalità e sapienza i due fili narrativi – l’assedio e il ritorno – che nutrono la letteratura, dai tempi di Omero …
Racconta per la prima volta che oggi, nel nostro dannato oggi, nell’Occidente considerato democratico e con diritti universali compiuti, la morte, la fuga, il ritorno forse impossibile alla propria comunità dispersa, non sono esperienze aliene e fantastiche ma possibilità reali. Perché sono accadute, nel cuore dell’Europa, dopo una lunghissima pace. Elvira Dones ci dice che la guerra non è altrove ma può invece essere qui, a un soffio dalle cose più familiari e credute sicure. E può esserci ogni volta che una comunità si disintegra nei suoi elementi costitutivi, che prima erano parte di un tutto e di colpo si trovano l’un contro l’altro, minacciosi, e si riconoscono tra loro solo come nemici”.

PICCOLA e PERFETTA
“Piccola perché la guerra è durata 78 giorni. Perfetta è ironico ovviamente: questa è una guerra combattuta dal cielo, nessun soldato americano perse la vita, mentre in terra succedeva l’inferno. Ho raccolto tante testimonianze, sono scesa in Kosovo cinque volte accumulando materiale giorno per giorno, ora per ora, dei giorni dei bombardamenti. Ero in Svizzera allora, ero in apprensione per tanti amici. Per me e tanti albanesi era una guerra annunciata da un’escalation. Dopo aver raccolto i fatti giornalistici, volevo cercare il materiale umano, quello a tu per tu. Tante persone mi hanno affidato le loro storie con generosità e sobrietà, come è tipico dei Kosovari, gente che porta il dolore con grande dignità.

UNA STORIA
“Una storia fra tante che posso racchiudere la guerra con poche parole è quella di un villaggio di donne, quasi tutte stuprate per tre giorni e tre notti, non do le cifre e i nomi per rispetto. Mentre mi raccontavano, senza enfasi per evitare patetismo, alla fine dissero: chiediamo tanto scusa perché forse l’abbiamo sconvolta”.

RACCONTARE
“Ho portato le storie raccolta in forma di romanzo, credo che la fiction sia uno strumento molto forte perché così dai nomi e volti a quelle che altrimenti rimangono cifre giornalistiche. La fiction offe un volto comune alle vittime che hanno subito il massacro”.

DONNE
“Nei miei romanzi spesso ma non sempre ci sono protagonisti femminili. In “Sole Bruciato” (Feltrinelli), si parlava della prostituzione e del traffico umano dall’Albania all’Italia e dai Balcani verso il centro Europa. Ma in altri ci sono tanti personaggi maschili. Tornando a “Piccola guerra perfetta” sono partita dal punto di vista delle donne, perché le guerre in generale sono combattute da uomini, ma le donne sono sempre state quelle che hanno avuto il ruolo di mantenere anche solo un’apparenza di sanità in mezzo all’orrore. E le donne balcaniche in questo sono state straordinarie, dignitose e forti”.

MIGRAZIONI
“L’unico mio romanzo autobiografico è stato il primo, dove racconto la mia storia personale di migrazione. Sono una scrittrice migrante che fa parte del club largo e vasto degli scrittori transnazionali. Mi interessano le storie di sopravvivenza, di fuga e resistenza nel nuovo luogo di arrivo, ciò che le persone guadagnano e perdono”.

FICTION
“Sono una scrittrice di fiction, ma quando scrivo un romanzo di finzione che parte da un’inchiesta giornalistica, lavoro in modo scrupoloso. Faccio una ricerca giornalistica per molto tempo e dopo decido sotto che forma scrivere. Mi trovo bene anche nei panni della regista di documentari, che realizzo da molti anni, e sono giornalismo puro. Considero i due mestieri estremamente complici e complementari tra di loro. Morirei se dovessi stare in casa e scrivere solo fiction. Ho bisogno del lavoro sul terreno, di sapere cosa succede nel mondo. La mia fiction si abbevera di quotidianità, mentre vivo tra tre paesi e due continenti”.