Sono ormai trascorsi due anni e nove mesi da quando è iniziato il calvario giudiziario di Patrick Zaki. Lo studente del master Gemma dell’Università di Bologna è stato arrestato in Egitto con accuse pretestuose nel febbraio del 2020, è stato detenuto per lunghi mesi, fino alla sua scarcerazione, avvenuta nel dicembre del 2021, ma la sua vicenda giudiziaria non è ancora terminata perché non può lasciare il Paese e deve attendere la sentenza sul suo caso.
Di rinvio in rinvio, le autorità egiziane hanno procrastinato la decisione e domani, 29 novembre, si terrà l’ennesima udienza che ci si augura possa essere quella definitiva.

Domani l’ennesima udienza: ancora solidarietà per Zaki

Fin dall’inizio della vicenda, la città di Bologna e la comunità accademica si sono mobilitate per chiedere la libertà per Patrick. Così accadrà anche questo pomeriggio, quando alle 18.00 in piazza Scaravilli si terrà un presidio organizzato dalla sezione universitaria di Amnesty International.
«Ricostruiremo tutta la vicenda di Patrick dal 7 febbraio 2020, giorno del suo arresto – anticipa ai nostri microfoni Chiara De Ninno, responsabile del gruppo universitario di Amnesty International – sottolineando come il continuo rinvio di queste udienze stia logorando Patrick e il suo diritto allo studio».

Lo studente, infatti, ha più volte ribadito la volontà di tornare a Bologna per completare gli studi, ma attualmente le disposizioni delle autorità nei suoi confronti non gli permettono di lasciare l’Egitto.
«Patrick sta vivendo una condanna senza mai essere stato condannato – rimarca De Ninno – perché oltre ai suoi 22 mesi di detenzione preventiva, ne sta vivendo altri 11 senza poter viaggiare e senza le sue libertà». Il presidio di oggi pomeriggio ha lo scopo sia di esprimere solidarietà allo studente, sia di mantenere accesi i riflettori sulla sua vicenda.

ASCOLTA L’INTERVISTA A CHIARA DE NINNO: