È passato un anno dall’alluvione che ha devastato il territorio della Romagna e per Legambiente la ricostruzione non può mirare a riproporre il territorio esattamente come era prima. Ed è proprio per chiarire la sua posizione in merito che ha lanciato, il 9 maggio a Faenza, il convegno “Ricostruire meglio. Adattamento, Sicurezza, Innovazione, Partecipazione”. Dalle 14.30 alle 18.30 si alterneranno esperti di cambiamento climatico, di rischio idraulico, di difesa del suolo e di urbanistica con le parti sociali coinvolte nel post-alluvione.

Il convegno di Legambiente a un anno dall’alluvione

Paola Fagioli fa parte del consiglio direttivo di Legambiente Emilia-Romagna e ci racconta che questo convegno nasce a seguito di un osservatorio lanciato a febbraio 2024. Grazie al progetto dell’osservatorio, Legambiente ha voluto coinvolgere la società civile e il mondo politico in una riflessione su come dovrebbe essere organizzata la ricostruzione post alluvione una volta passata la fase emergenziale, in cui ovviamente si è cercato prima di tutto di mettere in sicurezza il territorio.
«Questo convegno vuole riprendere il confronto con le parti civili coinvolte e con il mondo della politica: lo dimostra anche l’invito rivolto ad Irene Priolo, la vicepresidente dell’Emilia-Romagna, oltre che quello rivolto ai sindaci dei Comuni maggiormente colpiti dall’alluvione», afferma Fagioli.

Legambiente ha rilevato una continuità di ragionamento da parte della Regione per quanto riguarda le nuove edificazioni, «non si può ragionare in termini di nuovi elementi da edificare come se l’alluvione non fosse avvenuta» continua Fagioli. In questo senso va colta con interesse la misura della delocalizzazione degli edifici in zone a rischio alluvionale, contenuta nel piano preliminare post alluvione presentato la settimana scorsa da Regione e struttura commissariale

L’associazione aveva posto una serie di domande alla Regione: se fosse previsto un piano di adattamento, ma anche come si potessero sostenere i comuni in questo processo di ricostruzione.
«Indipendentemente dal territorio e dal cambiamento climatico il consumo di suolo è eccessivo, la legge regionale non ha dato risposte a dimostrazione che occorre riutilizzare le aree più che cementificarne di nuove, che occorre ripensare il sistema del trasporto e rafforzare quello su ferro» conclude Fagioli, che ricorda come tra le richieste di Legambiente ci fosse per l’appunto anche un reale monitoraggio di ciò che si sta costruendo, per farlo in ottica ragionata.

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