Ha inaugurato ieri e si conclude oggi, proprio a Bologna, l’assemblea generale delle delegate e dei delegati della Cgil che, insieme agli altri soggetti che hanno raccolto le firme per i quesiti, lancia la campagna per i referendum su lavoro e cittadinanza che hanno superato il vaglio della Corte costituzionale e che si voteranno entro il 15 giugno.
«Ancora la data non c’è», ha sottolineato ieri il segretario nazionale della Cgil Maurizio Landini aprendo l’assise, ma i promotori dei referendum intendono arrivare preparati per convincere elettrici ed elettori ad andare a votare.
Referendum su lavoro e cittadinanza: la “rivolta del voto” parte da Bologna
Sono diversi i temi citati da Landini nel suo intervento. A proposito della data del voto, la Cgil chiede l’accorpamento con le elezioni amministrative che si svolgeranno in primavera per favorire la partecipazione. Il segretario della Cgil ha anche annunciato che chiederà un incontro al governo anche per discutere della possibilità di voto dei cittadini e delle cittadine fuorisede, così come l’agevolazione degli italiani e delle italiane all’estero.
«Non è una consultazione politica, non ci sono circoscrizioni», ha sottolineato Landini.
La sfida vera, ora che i cinque quesiti hanno superato il vaglio della Consulta, è anzitutto il quorum. I referendum abrogativi richiedono che a partecipare al voto sia il 50% più uno degli aventi diritto. Quota non facile da raggiungere in uno scenario nazionale in cui ormai la metà degli elettori e delle elettrici diserta le urne.
Per questo Landini chiama a raccolta gli iscritti al sindacato, invitandoli a parlare non solo nelle assemblee sindacali, ma anche nelle situazioni di vita comune. E oltre a parlare con le persone, il segretario della Cgil invita ad ascoltare le loro ragioni, in particolare quella che li porta a disertare le urne negli ultimi anni.
Proprio su questo Landini ha fatto un focus nel suo discorso, sottolineando la differenza tra le elezioni politiche o europee e i referendum. «Con il voto alle elezioni politiche io delego qualcuno a rappresentare i miei interessi – sottolinea il segretario della Cgil – mentre votando ai referendum sono io che decido». È proprio l’assenza dell’intemediazione per questa tipologia di voto che determina l’immediato cambiamento. Se infatti si raggiungesse il quorum e i referendari vincessero la consultazione, «dal giorno dopo 2,5 milioni di persone avrebbero diritto alla cittadinanza – sottolinea Landini – ma è lo stesso anche per il lavoro, per il diritto al reintegro nei licenziamenti senza giusta causa, contro i contratti a termine che sono diventati precarietà a tempo indeterminato, contro la mancanza di responsabilità sulla sicurezza sul lavoro negli appalti».
ASCOLTA LE PAROLE DI MAURIZIO LANDINI: