I danni che l’inquinamento acustico può causare sono assolutamente seri e negli ultimi tempi, finalmente, l’attenzione nei confronti di questo “nemico invisibile” sta crescendo.
Molti degli edifici di ultima generazione, infatti, sono progettati affinché i rumori esterni non possano insinuarsi all’interno, e anche le possibilità di rendere più confortevoli gli immobili già esistenti si sono notevolmente evolute, si pensi ai serramenti con spiccate capacità di coibentazione acustica, come quelli visionabili nel sito www.finestreantirumore.it; nonostante ciò, questa problematica meriterebbe senz’altro una maggiore considerazione, sia perché, come detto, i suoi potenziali risvolti negativi sono tutt’altro che trascurabili, e sia perché è più diffusa di quanto si possa credere.
Secondo l’agenzia EEA, l’inquinamento acustico causa in Europa 12.000 morti all’anno
Appena pochi anni addietro, nel 2020, l’agenzia europea EEA, European Environment Agency, pubblicava dei dati tutt’altro che confortanti, secondo cui l’inquinamento acustico provocherebbe, nel solo territorio del Vecchio Continente, 12.000 morti premature ogni anno.
Per la medesima ragione, inoltre, ogni anno in Europa si verificherebbero 48.000 nuovi casi di cardiopatie ischemiche, mentre sarebbero 22 milioni i cittadini europei interessati da fastidi cronici dovuti all’esposizione prolungata a fonti di rumore.
La Corte dei Conti europea conferma l’assoluta attualità del problema
Analisi più recenti, come quella resa nota dalla Corte dei Conti europea, confermano la presenza diffusa di questo problema, non fosse altro perché almeno tre quarti della popolazione europea si concentra in grandi centri urbani, dove l’esposizione all’inquinamento acustico è, di norma, molto più elevata.
Quest’ente comunitario non ha dubbi nell’affermare che il rumore sia un nemico “spesso trascurato” e lo equipara, per gravità, all’inquinamento atmosferico.
In tale ottica, l’Unione Europea ha intrapreso specifici progetti volti a proteggere i cittadini, ponendosi come obiettivo l’azzeramento dell’inquinamento acustico entro il 2030, tuttavia la stessa Corte dei Conti europea lo considera un traguardo oggettivamente “troppo ambizioso”: oltre al fatto che, come detto, alte percentuali di popolazione si concentrano in aree urbanizzate, bisogna fare i conti con delle criticità che rendono difficile monitorare gli eventuali miglioramenti conseguiti.
Il sistema di rilevamento di tali dati, infatti, è stato definito “lacunoso e tardivo” nella grande maggioranza degli Stati membri; le statistiche a disposizione, tuttavia, lasciano pensare che l’annullamento totale di tale problematica entro il 2030 sia un’autentica chimera e che nella più florida delle ipotesi, in tale lasso temporale, l’esposizione all’inquinamento acustico potrebbe ridursi del 19%.
Proteggersi più efficacemente dall’inquinamento acustico è indispensabile
Sulla base di quanto detto, dunque, sembra evidente che la speranza di vivere in città più silenziose sia destinata ad essere tradita, perlomeno nella maggioranza dei casi, di conseguenza è senz’altro importante che siano gli stessi cittadini ad innalzare i livelli di guardia, acquisendo una maggiore consapevolezza della criticità di questo problema e proteggendosi in modo più adeguato.
Se è vero che, in tanti momenti della giornata, l’esposizione a rumori significativi è pressoché inevitabile, si pensi ad esempio agli spostamenti urbani, oppure alla frequentazione di luoghi piuttosto affollati, molto si può fare per quel che concerne la protezione della propria abitazione, che non solo è l’ambiente in cui si tende a trascorrere più tempo, ma è anche, anzi soprattutto, il luogo in cui si riposa, e si deve dunque godere di un comfort acustico impeccabile.
Al di là di quali siano i dati ufficiali riguardanti l’inquinamento acustico, che pure, come visto, sono assolutamente destinati a far riflettere, bisogna considerare che l’esposizione costante a rumori significativi è una minaccia molto subdola, i cui danni possono palesarsi anche dopo lunghissimo anni o comunque può comportare fastidi apparentemente lievi, come un’inferiore qualità del sonno o una maggiore percezione dello stress, che nel tempo possono creare un terreno fertile per lo sviluppo di vere e proprie patologie.