Il caso di Théo, il giovane di colore pestato e violentato dalla polizia a Parigi, ha riacceso le tensioni nelle banlieue della capitale francese. La testimonianza della vittima e il racconto di un migrante che vive nei quartieri parigini.

Banlieue Parigi: torna la tensione dopo la violenza della polizia

Ha fatto molto clamore anche oltre i confini francesi la storia di Théo, il giovane di colore che lo scorso 2 febbraio è stato fermato dalla polizia ad Aulnay Sous-Bois, un sobborgo di Parigi.
Il giovane è stato brutalmente pestato e sodomizzato con un manganello dagli agenti, che ora sono sospesi dal servizio, ma continuano ad essere a piede libero e a percepire lo stipendio.
Il presidente François Hollande ha fatto visita a Théo in ospedale e il governo francese ha chiesto pene severe per i poliziotti, ma ciò non è servito a placare le proteste dei giovani delle banlieue.

Si riapre così la ferita mai completamente rimarginata delle periferie francesi, in un Paese che, dopo i due attentati di Parigi e quello di Nizza, sembra non avere ancora trovato soluzioni al tema dell’integrazione, dell’inclusione e delle tensioni generate dalle disuguaglianze economiche ed etniche.
Appresa la notizia delle violenze a Théo, per due notti ci sono state rivolte ed incendi di macchine e cassonetti nelle periferie.
Ad esultare per questa nuova vicenda sembra essere solamente Marine Le Pen, che ha espresso appoggio agli autori della brutale violenza.

Nell’audio che trovate in coda all’articolo, Théo racconta la dinamica del suo pestaggio e la violenza che ha subito.
In questa vicenda non va dimenticato il contesto: la Francia si trova ancora in stato di emergenza, esteso più volte dopo gli attentati, l’allarme terrorismo ha ristretto le libertà individuali e aumentato i poteri delle forze dell’ordine e le aggressioni razziali sono cresciute nel Paese fin dalla strage di Charlie Hebdo.

Sempre in coda all’articolo è possibile ascoltare l’intervista realizzata dal nostro Ibrahim Traore a Youssouf, un migrante che vive nei quartieri parigini e che, ai nostri microfoni, racconta le condizioni di vita e le rivendicazioni degli abitanti – soprattutto dei giovani – delle banlieue.
“Se voi venite qui a Parigi – racconta Youssouf – la condizione dipende dalla persona presso cui andate a vivere. In questo momento la situazione è migliorata un po’, perché prima c’erano delle persone che dormivano per strada. Attualmente va meglio, ma non arrivano ad avere una vita completamente dignitosa. Fanno del loro meglio”.

I giovani delle banlieue si sentono abbandonati dallo Stato francese, a cui chiedono più considerazione, istruzione, lavoro e diritti.
Come fare a prevenire le tensioni che ciclicamente si generano? Su questo Youssouf è lapidario: “È responsabilità dello Stato risolvere il problema”.