L’iniziativa di Prossima Italia che sferza il Partito Democratico e, attraverso lo statuto, chiede sei referendum interni. Il 6 ottobre l’assemblea per decidere le regole delle primarie.

Bisognerà attendere il 6 ottobre per avere regole certe sullo svolgimento delle primarie del centrosinistra. Ieri il leader di Sel Nichi Vendola ha annunciato ufficialmente la sua candidatura, gettando una secchiata di acqua fredda sul corteggiamento tra Casini e Pd.
Intanto Matteo Renzi, altro contendente, continua a girare col suo camper, che però non farà sosta a Roma sabato prossimo. Il sindaco di Firenze ha infatti annunciato che non prenderà parte all’assemblea.

A Roma il 6 ottobre, invece, ha intenzione di partecipare un gruppo di iscritti democratici, afferenti all’associazione Prossima Italia guidata da Filippo Civati, che hanno lanciato l’iniziativa “Occupy Primarie“.
Il rimando ai collettivi di indignati di tutto il mondo è più di attitudine che di contenuto. Gli attivisti del Pd, infatti, non presentano piattaforme radicali, ma chiedono che gli elettori e i simpatizzanti possano esprimersi su alcuni temi, che dovranno poi essere fatti propri dal candidato premier.

L’appiglio viene proprio dallo statuto del Pd, che all’articolo 27 prevede la possibilità di indire referendum interni. Per farlo occorre raccogliere le firme del 5% degli iscritti.
“Le regole delle primarie non interessano ai cittadini – osserva Filippo Taddei di Prossima Italia – per questo abbiamo individuato sei temi sui quali vorremmo che il partito si esprimesse con chiarezza”.

E i temi scelti sono su questioni che spesso vanno a colpire nervi scoperti dei Democratici. A partire dai matrimoni gay, proseguendo con le alleanze elettorali e i requisiti per la candidabilità delle persone, passando per il consumo di suolo e toccando temi importanti come il reddito minimo garantito e una riforma fiscale che alleggerisca dalla pressione il lavoro dipendente.