Bologna, Cantina Bentivoglio, ore 22 Seamus Blake Quartet feat. Alessandro lanzoni Seamus Blake, sax tenore; Alessandro Lanzoni, pianoforte; Dario Deidda, basso elettrico; Enrico Morello, batteria

Seamus Blake Nato a Londra e cresciuto a Vancouver in Canada, Seamus Blake è da qualche anno uno dei sassofonisti che più si sono distinti sulla scena musicale di New York. Iniziati gli studi musicali con il violino all’età di nove anni Seamus Blake si avvicina in seguito al sassofono suonando il contralto nell’orchestra del suo liceo. Passato al tenore, frequenta successivamente il Berklee College di Boston, entrando in contatto con molti grandi musicisti. Dopo il trasferimento a New York all’inizio degli anni ’90, Blake inizia a suonare e incidere con Victor Lewis, Billy  Drummond, Darrell Grant, Kevin Hays, Bill  Stewart e Dave Kikoski, formando anche dei propri gruppi con cui incide a suo nome albums come “The Call”, “Four Track Mind” e “Stranger Things Have Happened”. Seamus Blake ha inoltre collaborato regolarmente con il gruppo di John Scofield e la Mingus Big Band, oltre che con Conrad Herwig, Alex Sipiagin, Dave Douglas e Wycliffe Gordon. Ha recentemente inciso a proprio nome per la Criss Cross l’album “Echonomics”, e con il gruppo “Bloomdaddies”, cui prendono parte Chris Cheek e Jorge Rossy ha pubblicato per la Fresh Sound Records. Di particolare rilievo è anche il quartetto “Sangha”, un collettivo in cui Blake è accanto a Kevin Hays, Larry Grenadier e Bill Stewart. Seamus Blake è un musicista ricco di brillanti idee, aperto e molteplici influenze contemporanee ma con forti radici nella storia del jazz, in possesso di un’eccellente tecnica e di un suono carismatico. La sua classe di grande improvvisatore ha ottenuto un importante riconoscimento nel 2002, anno in cui Blake ha vinto il prestigioso Thelonious Monk Award come migliore sassofonista, premio assegnatogli da una giuria comprendente Wayne Shorter, George Coleman e Joshua Redman.

Alessandro Lanzoni L’assegnazione del “Top Jazz 2013” come miglior nuovo talento dell’anno, attribuito dai più qualificati giornalisti italiani per la rivista Musica Jazz, colloca ormai a pieno titolo Alessandro Lanzoni fra gli artisti di maggiore personalità del jazz italiano, forte anche di un curriculum che, potendo già vantare esperienze di assoluto prestigio, da diversi anni lo ha imposto all’attenzione del mondo musicale. Alessandro si è affermato molto presto anche in veste di leader, e può già vantare una significativa esperienza internazionale in Europa, America Latina, Israele e Stati Uniti, dove ha ricevuto recensioni lusinghiere e insolite per un musicista straniero (Ira Gitler, dopo averlo ascoltato in Piano Solo nel palazzo dell’ONU, nella sua colonna su Jazzimprov. NY ha  avuto modo di affermare, dall’alto dei suoi settant’anni di pura storia del jazz: “Non dovrebbe essere giudicato come un giovane musicista. E’ già eccezionale, e  rischia di diventarlo ancora di più”).

I Miti del Jazz

Oscar Pettiford Nato a Okmulgee, Oklahoma, Stati Uniti. Sua madre era Choctaw e suo padre Harry “Doc” Pettiford era per metà Cherokee e per metà afroamericano. È cresciuto suonando nella band di famiglia in cui cantava e ballava prima di passare al pianoforte all’età di 12 anni, poi al contrabbasso a 14 anni. Si dice che abbia detto che non gli piaceva il modo in cui le persone suonavano il basso, quindi ha sviluppato il suo modo di suonarlo. Nonostante fosse ammirato da artisti del calibro di Milt Hinton all’età di 14 anni, si arrese nel 1941 poiché non credeva di potersi guadagnarsi da vivere. Cinque mesi dopo, incontrò ancora una volta Hinton, che lo convinse a tornare alla musica. Nel 1942 si unì alla band di Charlie Barnet e nel 1943 ottenne una maggiore attenzione da parte del pubblico dopo aver registrato con Coleman Hawkins il suo “The Man I Love”. Pettiford registrò anche con Earl Hines e Ben Webster in questo periodo. Dopo essersi trasferito a New York, fu uno dei musicisti (insieme a Dizzy Gillespie, Thelonious Monk, Kenny Clarke) che all’inizio degli anni ’40 si esibirono alla Minton’s Playhouse, dove si sviluppò lo stile musicale che in seguito fu chiamato bebop.[1] Lui e Dizzy Gillespie guidarono un gruppo bop nel 1943. Nel 1945, Pettiford andò con Hawkins in California, dove apparve in The Crimson Canary, un film misterioso noto per la sua colonna sonora jazz, in cui recitava anche Josh White. Ha poi lavorato con Duke Ellington dal 1945 al 1948 e per Woody Herman nel 1949, prima di lavorare principalmente come leader negli anni ’50. Come leader ha inavvertitamente scoperto Cannonball Adderley. Dopo che uno dei suoi musicisti lo aveva indotto con l’inganno a far salire sul palco Adderley, uno sconosciuto insegnante di musica, aveva l’assolo di Adderley in un pezzo impegnativo, in cui Adderley si è esibito in modo impressionante.Pettiford è considerato il pioniere del violoncello come strumento solista nella musica jazz. Ha suonato per la prima volta il violoncello come scherzo pratico sul suo leader della band (Woody Herman), quando è uscito dal palco durante il suo posto da solista ed è tornato, inaspettatamente con un violoncello e ha suonato su quello. Nel 1949, dopo essersi rotto un braccio, Pettiford trovò impossibile suonare il suo basso, così sperimentò un violoncello che gli aveva prestato un amico. Accordandolo in quarte, come un contrabbasso, ma un’ottava più alta, Pettiford trovò la possibilità di esibirsi durante la sua riabilitazione (durante la quale il suo braccio era fasciato) e fece le sue prime registrazioni con lo strumento nel 1950. Il violoncello divenne così suo strumento secondario, e ha continuato a esibirsi e registrare con esso per il resto della sua carriera. Ha registrato molto durante gli anni ’50 per le etichette Debut, Bethlehem e ABC Paramount, tra le altre. Durante la metà degli anni ’50 ha suonato nei primi tre album che Thelonious Monk’s ha registrato per l’etichetta Riverside. Tra il 1954 e il 1958, Pettiford guidò anche sestetti, big band e orchestre jazz che suonarono in locali di Manhattan come Birdland, dove continuò a esplorare insolite voci strumentali tra cui corni francesi e arpa. Il reedist e compositore Gigi Gryce ha collaborato con Pettiford ai nuovi arrangiamenti per gli album hi-fi dell’orchestra. Nel 1958, Pettiford si trasferì a Copenaghen, in Danimarca, e iniziò a registrare per compagnie europee. Dopo il suo trasferimento in Europa si è spesso esibito con musicisti europei, come Attila Zoller, e anche con altri americani che si erano stabiliti in Europa, come Bud Powell e Kenny Clarke. Morì nel 1960 a Copenaghen, poco prima del suo 38esimo compleanno, a causa di un virus strettamente correlato alla poliomielite.