La Cgil Funzione Pubblica, il settore del sindacato dedicato ai lavoratori statali, annuncia per lunedì 13 giugno un presidio di protesta di fronte alla sede della Regione Emilia Romagna. Non siamo ancora allo sciopero, ma nessuna forma di pressione è esclusa, fanno sapere dalla Cgil. Il tema è la salute: troppi pochi posti, troppo poco personale, risorse scarse e liste d’attesa infinite. I lavoratori della sanità dopo due anni di pandemia si sentono traditi – specie quelli assunti in stato d’emergenza proprio a causa del covid e non ancora stabilizzati.

«Dopo il covid ci si aspettava più attenzione sulla sanità. Non è andata così»

«Protestiamo per quattro ragioni fondamentali» ci dice Marco Blanzieri, segretario regionale della FP Cgil. «Primo, mancano risorse per il servizio sanitario regionale. E’ stato incrementato il fondo nazionale, ma non nella misura necessaria per rispondere ai bisogni di salute della popolazione. Secondo, serve più personale. Il blocco del turn-over fatto dalla Regione nell’ultimo trimestre 2021 ha creato tantissimi problemi. Inoltre non sono stati rinnovati i contratti a tempi indeterminato e abbiamo perso infermieri, professionisti sanitari, OSS, medici: oro per il sistema. Terzo, per la stabilizzazione dei precari. Vogliamo dare continuità all’accordo già sottoscritto che prevede di stabilizzare tutto il personale assunto per via del covid che abbia accumulato diciotto mesi di lavoro al 30 giugno 20222. Quarto, vogliamo aumentare i fondi della contrattazione integrativa aziendale. Sono bloccati dal 2018, da allora ci sono 5000 persone in più nel sistema, 1000 medici in più. Non è una soluzione accettabile quella di far calare gli stipendi di quanti han reso possibile lo stato di salute che oggi caratterizza l’Emilia Romagna, portandoci peraltro fuori dalla pandemia».

Con il risolversi dell’emergenza sanitaria ci si aspettava più fondi e personale sulla sanità. Cosa è andato storto, chiediamo. «Ci sono meno risorse a disposizione nel 2022 rispetto a quante non ne avessimo nel 2021. Sono stati messi due miliardi in più, certo, ma qualcuno non ha calcolato che col rinnovo dei contratti i fondi sarebbero inevitabilmente stati utilizzati a quel fine. E siccome negli anni precedenti erano stati fatti decreti emergenziali con risorse aggiuntive – ora non prorogati – il risultato è che ci sono soldi in meno, non in più».

ASCOLTA L’INTERVISTA A MARCO BLANZIERI:

Lorenzo Tecleme