In Francia stravince il Rassemblement National di Marine Le Pen, in Germania l’estrema destra neonazista di Alternative für Deutschland arriva seconda, in Spagna cresce Vox e supera la sinistra radicale di Sumar: in tutta Europa cresce l’estrema destra. Elia Rosati, storico ed esperto di neofascismo italiano ed europeo, trova una spiegazione nella crisi economica che ha portato alla nascita di partiti fortemente identitari, familistici e patriarcali.
Le ragioni dell’avanzata dell’estrema destra in Europa
«È difficile tracciare un filo conduttore che accomuni tutti i partiti di destra perché i contesti nazionali per i partiti nazionalisti sono determinanti. Le destre radicali si adattano molto meglio al contesto cittadino. Certo, ci sono delle fratture comuni a tutti i paesi e riguardano per esempio il fatto che in tutti i paesi la destra moderata prova a prendere i voti della destra radicale, ma è un fenomeno che si sta esaurendo perché la Germania per esempio ci dimostra che i moderati della CDU si accaparrano altri seggi rispetto a quelli di AfD» specifica Elia Rosati commentando i risultati delle elezioni europee dell’8 e 9 giugno.
La questione francese è ancora più complicata, perché il contesto francese ha sommovimenti sociali molto sviluppati e una sinistra radicale organizzata nel partito di Mélenchon, La France Insumise. Ciò che si evince è che: «in queste elezioni si sono formate delle famiglie politiche che sono incompatibili, abbiamo dei conservatori che sono molto più radicali tipo in Francia e in Spagna dove l’estrema destra è stata inserita nei partiti conservatori classici e invece la Germania dove la CDU ha espulso AfD» continua Rosati.
Rosati ricorda poi che tutti questi partiti, il cui avanzamento contemporaneo fa impressione nel contesto europeo, stanno in realtà avanzando nei singoli paesi da tempo. La loro crescita non è dunque del tutto inaspettata, né una sorpresa. Nel tentativo di definirle secondo tratti comuni Rosati specifica che: «si tratta di destre spiccatamente neoliberali, che pensano un welfare per solo autoctoni, sono critiche nei confronti dell’Europa anche se hanno smesso di essere contro l’euro, hanno idee patriarcali e familistiche, sono negazionisti climatici e mantengono politiche identitarie forti con le dovute differenze da paese a paese».
La questione più nuova sembra essere il fatto che questi partiti sono divenuti in grado di pescare voti in classi sociali dove prima non avevano consenso. Le periferie e gli strati sociali più bassi ne sono un esempio e la crisi prepandemica e la pandemia li ha rafforzati: «quasi tutti questi partiti sono nati intorno al 2014, negli anni dell’austerità e della crisi economica europea» conclude Rosati, tracciando di fatto una consequenzialità tra questioni socio-economiche dure e avanzata delle destre in Europa.
L’ultimo libro di Rosati, dal titolo “L’Europa in camicia nera” indaga proprio l’estrema destra in Europa a partire da una prospettiva storica.
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