La Corte costituzionale, riunita da questa mattina per esprimersi sulla costituzionalità del premio di maggioranza e dell’impossibilità di esprimere preferenze, accoglie il ricorso e dichiara incostituzionali le due parti della legge sulle quali si erano espressi dubbi di legittimità.

Erano due i punti sui quali i 15 giudici costituzionali si dovevano esprimere: premio di maggioranza e liste bloccate. La Consulta, in camera di consiglio già convocata questa mattina e poi aggiornata alle 16, ha dichiarato entrambi incostituzionali.

Ora si attende di capire come la Corte motiverà la sua decisione, e quali siano gli scenari che si aprono. Al momento, infatti, non sono state rese note le motivazioni della sentenza (attese per le prossime settimane) e si può soltanto dire che la decisione consiste nel cancellare il premio di maggioranza, considerato eccessivo, e nell’inserire una preferenza simbolica nel sistema delle liste bloccate.

Da una parte, infatti, la Corte potrebbe aver dichiarato incostituzionale il premio di maggioranza e stabilirne uno che si confaccia al nostro dettato costituzionale. Allo stesso modo potrebbe inserire la possibilità di preferenze nelle liste presentate agli elettori.

Dall’altra, scegliendo una soluzione ponte, potrebbe dichiarare illegittimi premio di maggioranza e liste bloccate, ripristinando la legge elettorale precedente, il cosiddetto Mattarellum.

“Il confine tra valutazione di legittimità e valutazione politica è molto labile” dichiara Andrea Morrone, professore di diritto costituzionale. Nel primo caso, secondo Morrone “la Corte Costituzionale non starebbe facendo solo da garante dei diritti, ma si sarebbe fatta legislatore” e il “rischio che questo possa avvenire è molto alto.”

Andrea Morrone si augura, invece che “la Consulta faccia un favore al paese perchè il Parlamento è incapace di farlo e si spinga più avanti. Le Sentenze della Corte possono prevedere che la parte annullata sia rimpiazzata da quella precedente.” In questo caso al Porcellum si sostituirebbe il Matterellum, costringendo il Parlamento a fare una nuova legge elettorale, con la condizione che, in caso di incapacità del Parlamento, si vada a votare, appunto, con il Mattarellum