Un parere favorevole e recente da parte della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni alla Camera − riunitasi a fine marzo − è la proposta di innalzare gli attuali limiti di esposizione ai campi elettromagnetici da radiofrequenze dagli attuali 6 Volt/metro a 61, dieci volte tanto.
Questa presa di posizione ha sollevato la preoccupazione di Legambiente, che ha proceduto a creare una petizione contro questa intenzione, sottoscritta dal mondo scientifico tra cui l’Istituto Ramazzini di Bologna, da sempre impegnato nella lotta al cancro e alle malattie ambientali.

Radiofrequenze 5G, la petizione di Legambiente grazie alle evidenze scientifiche

C’è da sottolineare che l’iniziativa di Legambiente non è una proposta contro il 5G tout court, ma contro il raggiungimento di livelli di esposizione alle radiofrequenze considerati poco sicuri, almeno considerando gli attuali studi condotti finora dalla ricerca scientifica. Sebbene non ci sia tutt’ora niente su carta, almeno per quanto riguarda il PNRR (Piano Nazionale per la Ripartenza e la Resilienza), la mossa dell’associazione ambientalista è stata fatta in considerazione di messaggi non sempre accolti con la dovuta tempestività, soprattutto su tematiche legate alla salute pubblica.

L’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) aveva già nel 2011 posizionato le radiofrequenze tra gli elementi possibilmente cancerogeni come effetto da esposizione umana, tanto da far condurre due studi importanti, uno dei quali, appunto, porta la firma dell’Istituto Ramazzini. Attraverso una ricerca su tre differenti campi − 5, 25 e 50 Volt/metro − i risultati sono stati rilevati dannosi per quanto riguarda l’esposizione al valore più alto, ma non negli altri due casi, considerati quindi sicuri per l’uomo.

«Nella mia esperienza personale non esiste agente o composto dimostratosi cangerogeno negli studi epidemiologici che poi nel tempo non sia risultato estremamente dannoso» ha dichiarato Fiorella Belpoggi, direttrice scientifica dell’Istituto Ramazzini, per la quale è fondamentale approfondire la discussione, con i dati di laboratorio e l’intero studio, particolarmente robusto e significativo, e che saranno pubblicati, e portati all’attenzione della politica.

«Suggeriamo degli atteggiamenti di cautela − ha concluso infine la direttrice del Ramazzini − dato che conosciamo già quali livelli di esposizione alle radiazioni sono privi di rischi, e quello attuale è uno di questi». Il compito di questa iniziativa di Legambiente, consistente in una lettera che sarà consegnata al Presidente del Consiglio Draghi nonché al Presidente della Camera Fico, ha quindi il compito di sensibilizzare la politica sull’argomento. Allo stesso tempo ha altresì l’obiettivo di informare la cittadinanza, senza creare inutili allarmismi ma sensibilizzando sul tema, perché si continui su questa strada all’insegna della salute pubblica.

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