La settimana scorsa un gruppo di iscritti a Verdi di Bologna ha presentato un documento in vista del congresso del partito, che prenderà le mosse a marzo. Il contenuto è un invito ad aprire una discussione sul ruolo del partito, in particolare in relazione alle alleanze elettorali che, secondo i firmatari, penalizzano la proposta politica del partito stesso.
Per questa ragione, gli iscritti “ribelli” si domandano se sia il caso di restare in una coalizione, quella di centrosinistra, dove i punti programmatici presi in impegni pre-elettorali vengono sistematicamente disattesi e traditi e dove la forza ecologista si trova a dover difendere scelte politiche e provvedimenti che non condivide.
Rompere col centrosinistra? La riflessione proposta dai “ribelli” dei Verdi in vista del congresso
A raccontare le ragioni di questa posizione è, ai nostri microfoni, uno dei firmatari, Pierpaolo Lanzarini. «Non si può per cinque anni criticare le scelte fatte da un governo di una città o una regione e poi candidarsi nelle coalizioni che sostengono i soggetti che tu hai criticato – sintetizza l’esponente dei Verdi di Bologna – Tutto il lavoro fatto viene in gran parte disperso per questa mancanza di coerenza, che è un calcolo elettorale assolutamente legittimo, ma che cozza con l’anima, i principi e i valori che cerchiamo di portare avanti e con le battaglie che facciamo nel mentre».
I “ribelli” sono consapevoli che uscire dal centrosinistra comporta «un investimento sul futuro». In altre parole, sanno che la prospettiva è quella di scontare un’esclusione dai centri di potere, ma la necessità di compiere di scelte di campo precise è dettata dallo scongiurare la perdita di fiducia da parte dell’elettorato.
Quali sono le divergenze dei Verdi con il resto della maggioranza di centrosinistra? L’elenco pare lungo e l’apice a Bologna sembra essere stato raggiunto con il caso delle scuole Besta, quando il sindaco Matteo Lepore affermò che i Verdi non facevano più parte della coalizione.
In linea generale, il gruppo di iscritti lamenta «ripetute violazioni di accordi pre-elettorali, promesse di politiche condivise disattese, impegni solenni stracciati» e anche uno scarso coinvolgimento nelle decisioni.
Nello specifico, si cita il trasporto ferroviario sulla linea Bologna-Porretta, l’abbandono delle fasce deboli in favore di progetti ritenuti assurdi come Fico (ora Grand Tour Italia) e la seggiovia del Corno alle Scale, ma anche le autorizzazioni a multinazionali per studentati privati per ricchi in cambio di poche stanze con prezzi convenzionati.
E ancora: la crescita infinita dell’aeroporto e la turistificazione della città. Più nello specifico ancora, i Verdi “ribelli” contestano l’idea del nuovo quartiere alla Fiera e le scelte che comportano consumo di suolo. Ma lamentano la sparizione degli 11 punti del manifesto, frutto di un accordo pre-elettorale tra Lepore e i Verdi, dal programma amministrativo. Tra questi, l’acquisto di nuovi bus elettrici e la copertura fotovoltaica del deposito di Tper, mentre ora la società procederà all’acquisto di bus a metano la cui sostenibilità, anche ambientale, è fortemente messa in discussione da alcuni esperti.
Il sospetto, quindi, è che i Verdi vengano “usati” dal centrosinistra per intercettare un elettorato ecologista, ma le politiche praticate poi vadano in direzione diversa.
Una questione riguarda anche le recenti elezioni regionali, dove i Verdi non hanno incrementato il proprio consenso in termini numerici e nemmeno in termini di rappresentanza. In Assemblea Legislativa, infatti, i Verdi esprimono un consigliere sui tre eletti dalla lista di Avs, mentre due sono espressione di quella che era Emilia-Romagna Coraggiosa. Un quadro analogo a quello del precedente mandato, senza possibilità di incidere nemmeno nell’esecutivo regionale, dal momento che la forza politica non esprime alcun assessore.
Tutti elementi che portano il gruppo di iscritti a proporre una riflessione sull’opportunità di una permanenza nel centrosinistra.
ASCOLTA L’ÌNTERVISTA A PIERPAOLO LANZARINI: