Esce oggi in libreria “La macchina del vento” (Einaudi), l’ultimo libro solista di Wu Ming 1, dedicato agli antifascisti confinati a Ventotene. Tra storia, mitologia e fantascienza, un romanzo su una vicenda di ieri che racconta anche il presente. Ascolta l’intervista allo scrittore.

Confinati Ventotene: il libro di Wu Ming

Ci sono voluti quattordici lunghi anni perché Wu Ming 1, lo scrittore che fa parte del celebre collettivo bolognese, completasse il suo ultimo romanzo, uscito oggi in libreria. “La macchina del vento” (Einaudi) è il titolo dell’opera, che riecheggia esplicitamente quel “La macchina del tempo” di Herbert George Wells messo al bando dai nazisti durante il regime a metà del secolo scorso.
Una gestazione lunga, dettata sia dagli impegni del collettivo di scrittori, che nemmeno sei mesi fa ha fatto uscire Proletkult, il suo “romanzo russo”, sia dall’impegno personale (nel 2016 proprio Wu Ming 1 ha dato alle stampe Un viaggio che non promettiamo breve, il libro-inchiesta sulla lotta No Tav), ma soprattutto per la necessità di mettere in fila alcuni elementi per arrivare alla stesura definitiva.

“La macchina del vento” racconta la vita e soprattutto le lotte degli antifascisti confinati nell’isola laziale di Ventotene dal regime fascista. Il “gotha” degli intellettuali dell’epoca, che poi troveremo impegnati nella Resistenza, che Mussolini aveva allontanato e relegato in quell’isolotto sferzato dal vento, dove il tempo scorreva in modo diverso.
Da coloro che hanno scritto il famoso “Manifesto di Ventotene” – Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni – considerato, spesso acriticamente, un testo fondante dell’Unione Europea, ad un giovane Sandro Pertini, passando per altri nomi reali e alcuni personaggi di fiction, come il protagonista che parla in prima persona Erminio Squarzanti, ma tutti invisi al regime: comunisti, socialisti, anarchici, esponenti di Giustizia e Libertà, ma anche cittadini comuni e personalità considerate devianti.

Il tempo è un elemento centrale del romanzo, che mescola e ufficializza alcune direzioni che il collettivo di scrittori ha già sperimentato nei lavori precedenti. In quest’ultima opera, Wu Ming 1 mescola infatti in modo sapiente la storia con la fantascienza, ma anche con la mitologia greca.
Così troviamo un prototipo di macchina del tempo sparito in fase di collaudo, una delirante ma convincente teoria secondo cui sull’isola dove sono confinati gli antifascisti il tempo scorra più velocemente, al punto di anticipare il futuro, ma anche un arruolamento degli dei dell’Olimpo nella guerra mondiale, Poseidone con i fascisti, Eolo, Hermes e Atena con gli antifascisti.

Il libro è un tripudio di citazioni, non ultima il tristemente famoso “malore attivo” utilizzato per giustificare il defenestramento dell’anarchico Giuseppe Pinelli quasi tre decenni dopo, che a Ventotene è la scusa utilizzata per coprire il pestaggio da parte di una squadraccia fascista ai danni di un confinato. Pestaggio poi vendicato dal “compagno Pietrone“.
Lo stesso “Manifesto di Ventotene“, presente ma non centrale nell’opera, viene citato, ma anche “smontato” da uno dei protagonisti. Più che il testo originario, Wu Ming 1 sembra volersela prendere con la retorica europeista contemporanea, usata per giustificare una tendenza oligarchica e antipopolare.

L’ironia, spesso dissacrante, è un elemento che non manca. Basti pensare che, in codice per non farsi capire dalle milizie fasciste, gli antifascisti chiamano il duce “Pasta e fagioli“.
Ma “La macchina del vento” non parla solo del passato. Anzi, è una dedica dello scrittore anche e soprattutto al presente, a quelle forme di confino – dai divieti di dimora ad altre misure restrittive – che il potere di oggi riserva a quelle compagne e quei compagni che portano avanti una loro resistenza contemporanea, che sia in Val di Susa o per il diritto all’abitare o per altre battaglie sociali contemporanee.

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