L’unica voce fuori dal coro, all’interno della maggioranza stessa, è quella della Lega di Matteo Salvini, ma fuori dai palazzi della politica le nuove norme del governo per la frequenza scolastica lasciano perplessi, sgomenti o arrabbiati.
Nella riunione del Cdm i ministri leghisti non hanno votato perché le nuove norme, in particolare quelle sulla Dad, «discriminano i bambini non vaccinati». E se le discriminazioni creano dubbi per gli adulti, figurarsi per i minori che non hanno facoltà di scelta ma subiscono quella dei genitori.

Frequenza scolastica, le nuove norme del governo per la dad

Le nuove norme varate dal Cdm prevedono che, a partire dalle scuole elementari, alunne e alunni vaccinati non andranno più in Dad. In particolare, la didattica a distanza scatterà quindi solo per i non vaccinati o guariti e durerà 5 giorni. Per la scuola primaria la dad scatterà dopo 5 casi positivi in classe, per la scuola secondaria se si superano i 2 casi. I bambini da 0 a 6 anni andranno in Dad per cinque giorni se in classe ci sono più di cinque casi positivi al Covid. La dad scatterà per tutti, dal momento che a questa età i bambini non sono vaccinabili e stanno in classe senza mascherina.
La quarantena passi da 10 a 5 giorni per i ragazzi che risultano contatto stretto di un positivo ma non sono vaccinati.7

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A intervenire sulle questioni sollevate dalla Lega è stato il ministro all’Istruzione Patrizio Bianchi, che innanzitutto ha difeso la dad. «Che non compaia che la formazione a distanza sia il male assoluto – ha detto Bianchi – Non lo è affatto, nei momenti di difficoltà ha permesso di mantenere il collegamento continuo con tutti i nostri studenti. Per molti studenti è stata una grande risorsa e lo sarà magari anche in futuro».
Secondo il ministro il governo non sta colpevolizzando né demonizzando la dad, ma ha preferito privilegiare la didattica in presenza e indicare che lo strumento vero di sicurezza è la vaccinazione.

Secondo Bianchi nel governo non vi è alcuna attitudine, nemmeno nascosta, di discriminare fra i bambini. Al contrario, «c’è il riconoscimento nei confronti di quelle famiglie che già hanno fatto questa scelta». Infine Bianchi ha minimizzato sui numeri di coloro che potrebbero finire in dad – poiché nel concetto di “vaccinato” vi è anche quello di “guarito” – e sul tempo dimezzato (5 giorni) che chi è in quarantena dovrà restarvi.

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Tra le fila della maggioranza, è il partito di Matteo Renzi a difendere le scelte dell’esecutivo sulla scuola. «Il governo ha scelto con chiarezza di ritenere il ritorno alla didattica davanti a un video come ultima ratio e di salvaguardare i vaccinati e i guariti con didattica sempre in presenza – ha affermato Gabriele Toccafondi, capogruppo di Italia Viva in Commissione Cultura alla Camera – Questo approccio è particolarmente importante anche perché sarà un ulteriore stimolo per la campagna vaccinale di bambini e ragazzi. Una volta di più, il tempo è stato galantuomo: se a inizio gennaio erano tutti per allungare le vacanze o per ripartire in Dad per due settimane, adesso solo tutti per la scuola in presenza».

I dati nei contagi nelle scuole italiane

In conferenza stampa, il ministro Bianchi ha fornito i dati ad oggi su un campione del 70% degli istituti scolastici delle assenze per quarantena o positività. In particolare, nelle scuole le assenze riguardano il 18,7% degli alunni e delle alunne, l’8% dei docenti e il 6,5% del personale amministrativo. Quanto ai diversi ordini di istruzione, a casa perché in quarantena o positivi sono il 23% circa dei bambini e delle bambine da zero a sei anni, il 22% degli alunni e delle alunne delle primarie e il 15,8% nelle scuole secondarie, sia di primo che di secondo grado.

«Obblighi surrettizi», anche Scuola in Presenza vede la discriminazione

Anche i comitati emiliano-romagnoli della rete nazionale Scuola in Presenza ritengono le nuove norme sulla frequenza scolastica e la dad solo per i non vaccinati come discriminatorie. Ai nostri microfoni la referente regionale Stefania Montebelli parla di «obblighi surrettizi» introdotti dalla normativa, pur in assenza formale di un obbligo su cui peraltro i diretti interessati, cioè gli studenti e le studentesse minorenni, non hanno facoltà di scelta, poiché vige la potestà genitoriale.
Montebelli ricorda le conseguenze della pandemia e della didattica a distanza sugli scolari, sia per quanto riguarda l’apprendimento che per l’abbandono scolastico, senza dimenticare l’impatto psicologico della situazione. E le nuove norme del governo finiranno per dividere la classe, fino a registrare il paradosso secondo cui «due studenti positivi manderanno in dad quelli negativi non vaccinati».

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