«È successo anche questa volta». È con queste parole che Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, commenta le accuse di antisemitismo che riceve chiunque osi criticare le politiche e le condotte del governo israeliano. Anche quando queste politiche e condotte creano un sostanziale apartheid nei confronti dei palestinesi, come testimonia anche l’ultimo rapporto dell’organizzazione per i diritti umani, intitolato “L’apartheid di Israele contro la popolazione palestinese: un crudele sistema di dominazione e un crimine contro l’umanità“.

L’apartheid di Israele sui palestinesi: il rapporto di Amnesty International

Amnesty International, che ribadisce il suo essere un’organizzazione antirazzista, non è la prima ad avere usato l’espressione “apartheid” per descrivere le politiche dello Stato di Israele contro i palestinesi. A farlo, ben prima, sono state anche organizzazioni israeliane come B’Tselem o Human Rights Watch o, ancora, ex esponenti delle autorità israeliane.
Spesso, però, lo stesso governo israeliano svia il discorso spostandolo sul piano del presunto antisemitismo che caratterizzerebbe chiunque esprima una critica nei suoi confronti. E questa volta non è andata diversamente, come ha osservato Noury, poiché il portavoce del mistro degli Esteri, Lior Haiat, ha affermato che Amnesty sta «usando doppi standard e la demonizzazione per delegittimare l’esistenza di Israele come patria del popolo ebraico». «Queste sono le componenti esatte di cui è fatto l’antisemitismo moderno», ha fatto eco il ministro stesso, Yair Lapid.

Nelle 278 pagine del rapporto di Amnesty, invece, vengono dettagliate le pratiche israeliane che portano al dominio e all’estrema discriminazione nei confronti dei palestinesi. I grandi limiti alla libertà di movimento, la requisizione delle terre, il divieto di edificare, le discriminazioni in tema di ricongiungimenti famigliari, le uccisioni illegali, le deportazioni di popolazioni o la loro cacciata da villaggi o quartieri, come è avvenuto a Gerusalemme est nel maggio dello scorso anno, la ripartizione discriminatoria delle risorse. Sono queste ed altre le misure praticate da Israele.

«Questo equivale ad un sistema di apartheid che vige sia nei confronti dei palestinesi dei territori occupati, cioè Cisgiordania e Gaza, ma anche nei confronti dei palestinesi che vivono nello stato di Israele», osserva Noury.
Per questi crimini previsti dal diritto internazionale le autorità israeliane dovrebbero essere chiamate a rispondere, ma spesso le alleanze o gli interessi geopolitici delle superpotenze occidentali, Stati Uniti in primis, fanno sì che attorno ad Israele si registri una sorta di impunità.

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