Mentre insegnanti e studenti scendono in piazza contro la riforma della scuola di Renzi, da mesi nelle aule e nelle parrocchie si consuma un’altra battaglia, quella contro la “Teoria del Gender”. Movimenti integralisti si oppongono a progetti di educazione alle differenze voluti dall’Europa. In letteratura non esiste alcuna teoria e per il ricercatore Stefano Laffi nascondere il tema non serve.

Gli ingredienti ci sono tutti: disinformazione, se non vere e proprie falsità ma proferite da illustri accademici, paura e integralismo. È così che si moltiplicano nei Comuni di mezza Italia gli incontri contro la fantomatica “Teoria del Gender“. Ad organizzarli sono vecchie conoscenze, i cosiddetti movimenti Pro-Vita, già tristemente noti per le battaglie antiabortiste, affiancati da altre realtà dell’universo cattolico.
Tra Bologna e provincia si contano a decine gli appuntamenti organizzati (spesso nelle sedi parrocchiali), in cui intervengono sedicenti esperti, impegnati in un lungo tour da far invidia ad una rock band.

In realtà, la battaglia attorno a questo tema si consuma ormai da molti mesi all’interno delle scuole. A descrivere bene quanto sta accadendo è Stefano Laffi, ricercatore esperto di culture giovanili ed autore del libro “La congiura contro i giovani“, che sul suo blog Laffingtonpost ha pubblicato un articolo intitolato “Quali libri far leggere ai bambini? “.
Laffi ricostruisce la genesi delle polemiche: il Consiglio d’Europa ha sollecitato da anni l’adozione delle misure contro la discriminazione basata sull’identità di genere e l’orientamento sessuale e l’Italia, nel 2013, ha elaborato una strategia nazionale, che prevede l’attivazione di progetti nelle scuole dell’infanzia ed elementari per educare i bambini alle diversità e contrastare il bullismo omofobico tra coetanei.

“È così che sono comparsi i primi progetti – racconta Laffi ai nostri microfoni – che prevedono la lettura di libri in cui le famiglie hanno un solo genitore, si sentono storie in cui ad amarsi sono persone dello stesso esso, si discute di quanto uno si senta maschio o femmina al di là dell’anagrafe”.
Questo, per molti movimenti cattolici, è stato sufficiente a scatenare una vera e propria guerra, denunciando “la relativizzazione della famiglia formata da mamma papà e figli” e la “confusione sessuale” per storie di quel genere. Dalle aule la battaglia si è spostata anche nelle piazze e su Internet, con una petizione contro la diffusione a scuola di quella che viene chiamata “Teoria del Gender”, che ha indotto in errore anche il Papa. Tra il materiale prodotto c’è addirittura un video in cui si sostiene che ai bambini venga insegnato ad avere rapporti sessuali fin dalla tenera età o che essi vengano istigati a cambiare sesso.

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Peccato che, nella letteratura, la Teoria del Gender non esista. “Esiste un filone di ricerca che si chiama ‘gender studies’ – spiega Laffi – che ha preso il tema del genere per arrivare a dire una cosa che è di senso comune, cioè che si nasce biologicamente maschi e femmine, poi ci sono ruoli sociali che vengono assunti e tutta una sensibilità che si forma nelle persone nel corso della loro vita, per la quale la distinzione biologica iniziale può cambiare e assumere una connotazione diversa“.
Lo scopo dei progetti attivati nelle scuole, in realtà, era quello di evitare che bambini e ragazzi abbiano verso le differenze un atteggiamento denigratorio, di distanza, se non addirittura discriminatorio e bullistico.

“Il mondo passa nelle parole e nell’immaginario dei bambini molto più di quanto gli adulti possano immaginare – conclude Laffi – Da ricercatore e genitore, penso che l’unica cosa che si possa fare non sia quella di nascondere ai bambini la realtà, tacerla e silenziarla, ma in qualche modo dare una forma, illustrare, spiegare, raccontare, creando anche punti di vista su ciò che i bambini assorbono“.

Ad occuparsi di Teoria del Gender, nei prossimi giorni, sarà anche Divergenti , il festival cinematografico del Movimento d’Identità Transessuale (Mit) che si svolgerà a Bologna dal 21 al 23 maggio.
“La Teoria del Gender è un’invenzione retorica creata ad arte da quelli che sono i nostri nemici storici – afferma ai nostri microfoni Porpora Marcasciano, presidente del Mit – Loro fanno un continuo riferimento alla natura, ma la natura è così complessa da non poter essere incasellata in una formula”.
Marcasciano rivela come il problema degli opuscoli e delle letture nelle scuole in realtà non sussista: “Il famoso manuale contro l’omofobia e la transfobia è stato visionato solo dalle insegnanti, ma è stato bloccato prima di essere distribuito. Di lì è scattato un allarme fuoriluogo, perché si faceva cultura ed educazione”.