I ciclofattorini del delivery registrano un’altra vittoria, al punto che Riders Union Bologna non esita a definire quella di ieri una “giornata storica”. Dopo lo sciopero dello scorso 26 marzo, uno dei colossi della Gig Economy, Just Eat, ha firmato un accordo coi sindacati per l’assunzione con contratto subordinato di 4mila riders. Dopo MyMenu, si tratta della seconda piattaforma a cedere alle rivendicazioni di lavoratrici e lavoratori, mentre il fronte ora si sposta sulle multinazionali che aderiscono ad Assodelivery, cioè Deliveroo, Uber Eats e Glovo.

Riders, cosa prevede l’accordo firmato da Just Eat

La prima conquista riguarda l’inquadramento. Quello dei riders non sarà più considerato lavoro autonomo ma lavoro subordinato, con annesse tutele. Anzitutto sparisce il cottimo, cioè la paga a consegna che contraddistingueva il settore. Al suo posto una paga oraria che parte da 8,50 euro e, dopo due anni, salirà a 11,70 euro. Nell’accordo rimane un premio di valorizzazione a consegna pari a 25 centesimi, che sale a 50 dopo le 250 consegne mensili. Per evitare che ciò produca rischi per la sicurezza, però, è stato fissato un tetto che comporta che l’indennità sia percepita solo per le prime quattro consegne effettuate in un’ora lavorativa.

L’accordo prevede anche maggiorazioni per gli straordinari, il lavoro nei giorni festivi e nei turni notturni, ma anche rimborsi spese per chi utilizza un mezzo proprio: 15 centesimi al chilometro per chi si muove in scooter, 6 per chi utilizza la bici. E su questo versante un’altra conquista: i riders assunti avranno un’assicurazione che li coprirà in caso di infortunio sul lavoro.
Assieme al salario, arrivano anche i diritti, in particolare ferie, tfr, previdenza, integrazione salariale in caso di malattia o infortunio. Tra i diritti c’è anche quello alla sicurezza, dal momento che l’azienda dovrà fornire ai ciclofattorini tutti i dispositivi di protezione previsti dalla legge, insieme ad igienizzanti e mascherine anti-Covid, e dotazioni di sicurezza come casco, indumenti ad alta visibilità e antipioggia.

«È importante anche che il contratto di riferimento individuato sia quello della logistica – afferma ai nostri microfoni Maurilio Pirone di Riders Union Bologna – Ci sono dei punti rispetto ai quali l’accordo va migliorato, ma noi abbiamo intenzione di andare avanti per monitorare e migliorare l’accordo».
L’auspicio dei ciclofattorini è anche quello che l’accordo con Just Eat produca un effetto domino, che induca le altre grandi piattaforme a percorrere la stessa strada. Di sicuro l’intesa di ieri a livello nazionale e quella locale di MyMenu a Bologna hanno dimostrato che i diritti di chi lavora non impediscono alle aziende di stare sul mercato.

«Just Eat aveva cominciato un cambio del suo modello organizzativo già da un po’ di tempo – osserva Pirone – L’azienda sta puntando su una professionalizzazione dei riders, quindi meno lavoro occasionale e più persone che lo fanno come prima attività, puntando quindi su un servizio che abbia della qualità e non solo sui costi ridotti».
Ad aiutare questo cambio di linea, però, ci sono sicuramente anche le lotte dei riders degli ultimi anni ed una crescente consapevolezza anche dei clienti, che sono più sensibili al tema dei diritti e solidarizzano con i lavoratori e le lavoratrici. Durante lo sciopero di venerdì scorso, ad esempio, ha ottenuto una buona risposta l’appello ad astenersi dal fare ordinazioni rivolto a cittadine e cittadini.

ASCOLTA L’INTERVISTA A MAURILIO PIRONE: