Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha firmato l’accordo con partito ultranazionalista Israel Beitenu, che segna la nomina del leader, Avigdor Lieberman, a ministro della Difesa. Tra le richieste di Lieberman la reintroduzione della pena di morte in Israele (bocciata) e nei territori occupati. Morgantini: “Deriva fascista, lo dicono anche esponenti del Likud. L’Europa se ne renda conto”.

Avigdor Lieberman è pronto ad assumere l’incarico di ministro della Difesa israeliano. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu e Lieberman, capo del partito ultranazionalista Israel Beitenu, hanno firmato l’accordo che segna l’ingresso della formazione di estrema destra nella coalizione di governo. Il premier israeliano ha offerto a Lieberman l’incarico in un ministero-chiave, quello della Difesa e la nomina sarà ufficializzata nei prossimi giorni.

Ufficialmente alla base dell’accordo c’è il rafforzamento della maggioranza di governo in Parlamento, che arriverebbe a 66 seggi su 120, ma per molti c’è un disegno ben più preoccupante.
È una deriva fascista – commenti ai nostri microfoni Luisa Morgantini, pacifista ed ex vicepresidente del Parlamento Europeo – Questo non lo dico io, ma lo dicono anche esponenti del partito di Netanyahu, il Likud“.

Morgantini riporta le dichiarazioni di alcuni politici israeliani, in occasione della commemorazione dell’Olocausto, in cui si dicono preoccupati dai segnali analoghi a quanto avvenne nella Germania degli anni ’30, e cita l’ormai ex ministro della Difesa, Moshe Ya’alon, che ha lasciato l’incarico sostenendo che il governo sta portando il Paese ad una devastazione morale e che chi vive in Israele ha il diritto di criticare il governo israeliano.

Per giungere all’accordo, Lieberman ha chiesto l’evacuazione dei palestinesi che risiedono in Israele dopo la “Nakba” del 1948, che ormai sono un milione e 300mila persone, quasi il 20% della popolazione, la reintroduzione della pena di morte in tutto il Paese e, di fronte al rifiuto, ha “riparato” con la reintroduzione dei territori occupati dal 1947.
Lieberman è un colono – spiega Morgantini – e vuole attuare il piano della ‘Grande Israele Biblica’, come vogliono i coloni, che continuano a sostenere che quella terra è stata data da Dio e Dio viene prima dei fatti storici”.

Secondo l’ex vicepresidente del Parlamento europeo, Israele è un Paese che deve essere salvato da se stesso, dove il melting pot degli anni ’90 si è rotto ed è cresciuto il razzismo e l’intolleranza, non solo verso i palestinesi, ma verso tutte le minoranze interne.
Spero che i governi europei si rendano conto di quanto sta accadendo e rifiutino di incontrare Lieberman“, conclude Morgantini.