Non si arresta l’avanzata dei jihadisti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (da ieri soltanto Stato Islamico) che hanno proclamato il Califfato nei territori sotto il loro controllo in Siria e Iraq. Il governo di Baghdad è corso ai ripari acquistando aerei militari da Mosca. Intanto Israele annuncia la costruzione di un nuovo muro.

Iraq- ISIS: Paese in mano ai terroristi

Ad un secolo dalla sua scomparsa dallo scenario internazionale, ieri i jihadisti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante hanno proclamato il Califfato nei territori di Siria e Iraq sotto il loro controllo. Il Califfo nominato è Abu Bakr Al-Baghdadi, che ha accettato la nomina a capo dei musulmani nel mondo.Da ieri lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, prenderà il nome di Stato Islamico quasi a rappresentare,  tutta la comunità islamica, o almeno questa è la pretesa dei jihadisti.

Gli integralisti islamici controllano ormai grosse porzioni di territorio in Siria e Iraq, dove puntano alla conquista della capitale Baghdad, il che dà al nuovo Califfato una certa continuità.”Richiamarsi al Califfato significa richiamarsi all’Islam originario. E’ una scelta interessante, almeno dal punto di vista dello sviluppo dell’ideologia dei gruppi qaedisti”dice Emanuele Giordana, fondatore di Lettera 22 e direttore dell’Agenzia Amisnet ai nostri microfoni.

“Anche in Afghanistan -continua Giordana- i talebani, avevano scelto di proclamare degli emirati, che hanno un senso più strettamente territoriale e militare. Il Califfo, invece, ha giurisdizione su tutta la comunità dei credenti, ed aspira a rappresentare tutta la comunità dei musulmani.

Sul fronte militare, il governo sciita di Al-Maliki, sta cercando di correre ai ripari acquistando aerei da guerra dalla Russia, vista lo scarso sostegno ricevuto, per il momento, dagli Usa. Un cambio di strategia, almeno nelle alleanze, non trascurabile, visto che Mosca è il più importante sostenitore, insieme all’Iran, del regime di Assad in Siria. In un grande conflitto regionale che sta assumendo sempre più i connotati della guerra di religione tra sciiti e sunniti, come si sperimenta da anni in Siria e Iraq, potrebbe essere proprio Assad a giovarsi di una reazione internazionale all’avanzata degli integralisti sunniti.

Ma Assad non è il solo che potrebbe approfittare della situazione. Poche ore fa, il primo ministro israeliano Netanyahu, ha annunciato la possibile costruzione di una barriera di difesa contro l’Islam radicale a est, da Eilat fino alle Alture del Golan, lungo la valle del Giordano. Non è dato sapere chi controllerà che non si tratti di un modo per accaparrarsi ulteriormente territorio.