Sono inquietanti i numeri sulla detenzione minorile in Italia dall’insediamento del governo Meloni ad oggi contenuti nell’ultimo rapporto sul carcere minorile dell’Associazione Antigone.
Dall’insediamento dell’attuale governo ad oggi, in particolare col Decreto Caivano, la presenza di minori in carcere è aumentata del 48%.
«I numeri potrebbero essere più alti – sottolinea Susanna Marietti di Antigone – se non fosse che il Decreto Caivano semplifica il trasferimento nel carcere per adulti di ragazzi che hanno appena compiuto la maggiore età. La cosa significa rinunciare a quei ragazzi».

Carcere minorile, dal Decreto Caivano un’impennata di detenzioni

Al 15 settembre 2024 erano 569 i ragazzi e le ragazze detenuti negli Istituti penali per minorenni (Ipm) italiani. È da febbraio che il dato supera costantemente le 500 presenze, arrivando a oscillare tra le 560 e le 580 negli ultimi mesi. Numeri così alti non si erano mai registrati prima. A ottobre 2022, momento in cui si insedia il governo Meloni, le carceri minorili ospitavano 392 persone, del tutto in linea con il dato immediatamente precedente la pandemia.
Sono i dati contenuti nel rapporto di Antigone, che sottolinea come l’impennata di detenzione minorile non trovi alcun fondamento in un parallelo aumento della criminalità minorile.

Una situazione che produce «tensione», sottolineano dall’associazione, e che è destinata ad esplodere, rischiando di determinare in modo negativo il futuro di quei ragazzi.
In particolare, il rischio è che con l’approvazione del reato di rivolta carceraria, contenuto nel ddl 1660, il cosiddetto Decreto Sicurezza, i giovani detenuti finiscano in una spirale di carcere senza fine.
Già oggi, sottolinea Marietti, alcuni minorenni detenuti «entrano per un reato e dopo sei mesi ne hanno dieci». È il caso dei minori stranieri non accompagnati, che hanno un vissuto drammatico che rende difficile per loro gestire le emozioni. «Quindi prima litigano col compagno di cella e gli danno rissa, poi tirano un calcio alla sedia e gli danno danneggiamento, poi dicono una parolaccia all’agente e si beccano oltraggio a pubblico ufficiale».

Il disegno del governo Meloni sembra essere quello della sola risposta repressiva a qualunque disagio manifestato dai giovani. Un pugno duro rivendicato, che ha completamente abdicato al ruolo educativo e di reinserimento sociale.
A finire nelle carceri minorili, però, non sono i ragazzi più pericolosi ma, sottolinea Antigone, quelli «più marginali».
«Il mandato affidato alle carceri minorili è quello della neutralizzazione – lamenta Marietti – Non reintegrateli in società – è l’implicito messaggio – noi qui fuori non li vogliamo: teneteveli voi. Seppelliteli sotto litri di psicofarmaci e cumuli di altri anni di carcere».

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