La stima sull’impatto che la protesta sta avendo parla di circa 4 miliardi di dollari al giorno di perdite: cifre che danno un enorme potere contrattuale.
Da martedì scorso, 1 ottobre, nella costa est degli Usa i portuali sono in sciopero e stanno bloccando gli scali. La loro protesta arriva dopo una lunga fila di categorie lavorative che, proprio negli Stati Uniti, negli ultimi anno stanno alzando la testa.

Lo sciopero dei portuali nella costa est degli Usa

A raccontare le ragioni della mobilitazione, ai nostri microfoni, è Giacomo Marchetti, giornalista di Contropiano. Marchetti sottolinea che le ragioni della protesta sono fondamentalmente due: l’adeguamento salariale all’inflazione, con aumenti che tardano ad arrivare e un contratto che non viene rinnovato da tempo, e il rischio della perdita di posti di lavoro a causa dell’automazione che la parte datoriale vorrebbe introdurre nei porti, di fatto lasciando per strada 20mila lavoratori attraverso un sistema controllabile da remoto che non ha bisogno di manovalanza.

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