Mentre il Medio Oriente si incendia ulteriormente con l’escalation del conflitto con Gaza, voluta da Israele con gli attacchi e l’invasione del Libano e la risposta missilistica iraniana, il prossimo 5 ottobre a Roma ci sarà una manifestazione ad un anno dal 7 ottobre che vedrà in piazza i Giovani Palestinesi, protagonisti delle proteste di quest’anno, e altre realtà.
«Noi scendiamo in piazza per la Palestina libera – osserva ai nostri microfoni Laila dei Giovani Palestinesi – ma anche più in generale contro la macchina bellica, che vogliamo boicottare in tutti i modi, e contro la repressione del ddl 1660 che equipara la lotta al terrorismo».
La manifestazione del 5 ottobre a sostegno della Palestina e contro la repressione
Le autorità, in particolare la questura di Roma, ha già posto un divieto alla manifestazione del 5 ottobre. Il rischio, ha spiegato anche il ministro degli Interni Matteo Piantedosi, è che sia un’occasione per celebrare gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023. «Con preavvisi che in maniera più o meno allusiva tendevano a celebrare la data del 7 ottobre come l’esaltazione di un eccidio – ha detto il ministro – francamente non era possibile lasciar fare. Ho letto che qualcuno in barba al divieto pensa di manifestare, vedremo».
Più che una sfida, quella degli organizzatori della manifestazione del 5 ottobre è una certezza: saranno in piazza. «Non è un caso che questo divieto arrivi a pochi giorni dall’approvazione del ddl 1660 – osserva Laila – perché può costituire un precedente, che il ddl può rendere sempre più facile e frequente: se le istituzioni non approvano i motivi politici di una manifestazione, possono vietarla».
Per questa ragione al corteo del 5 ottobre hanno aderito anche le realtà che fanno parte della rete Liberi/e di lottare – Fermiamo il ddl 1660.
Quanto alle ragioni della manifestazione, le rivendicazioni sono le stesse che hanno caratterizzato le manifestazioni dell’ultimo anno: lo stop immediato al genocidio del popolo palestinese e alle aggressioni al popolo libanese, la richiesta a istituzioni, università e aziende di interrompere le collaborazioni con il sistema bellico israeliano.
«Quello che sta accadendo – sottolinea l’attivista – non è solo un’aggressione contro i popoli arabi, che purtroppo sappiamo essere sdoganata dalle potenze e dai media occidentali. Ma quello che sta accadendo è la preparazione di un teatro di guerra generale, anche in Europa e in Italia».
ASCOLTA L’INTERVISTA A LAILA: