La prima mondiale è stata al festival di Taormina perché il festival di Cannes ha censurato il film “per non creare polemiche”. La prima bolognese, invece, avverrà nella prossima edizione del festival Gender Bender, che si terrà dal 31 ottobre al 9 novembre.
Stiamo parlando di “From Ground Zero”, il film collettivo palestinese selezionato per la corsa agli Oscar. Un film che attraverso 22 cortometraggi dà voce alle persone che vivono a Gaza e che dall’8 ottobre 2023 subiscono l’assedio israeliano.
A Gender Bender il film candidato agli Oscar che racconta la vita a Gaza
La stessa genesi del film, prima ancora dei contenuti, merita di essere raccontata. «È tutto partito da una chiamata di Rashid Masharawi, l’unico regista ancora attivo nella Striscia di Gaza – racconta ai nostri microfoni Mauro Meneghelli, co-direttore artistico di Gender Bender – a tutte le giovani registe e registi per creare questa serie di cortometraggi, di circa sei minuti l’uno, che restituisse, in una forma molteplice, quella che è la situazione a Gaza».
Una scelta artistica, quella collegiale, che è anche molto pratica. Dall’8 ottobre 2023, infatti, le possibilità e i mezzi per fare cinema all’interno della Striscia di Gaza si sono drasticamente ridotti.
L’importanza di “From Ground Zero”, oltre a raccontare le vite e le storie della popolazione gazawi, sta nel dare loro direttamente la parola, sottolinea Meneghelli.
Ci sono corti in pieno stile documentaristico, mentre altri in forma più sperimentale, come un corto in stop-motion, che in realtà è frutto di un laboratorio per bambini per insegnare loro la tecnica cinematrografica.
Un lavoro corale, quindi, che offre dunque anche diversi punti di vista, ma anche stati emotivi, dalla disperazione per la situazione drammatica vissuta a Gaza a una qualche forma di speranza nel futuro.
Gender Bender ha scelto di devolvere l’incasso del botteghino della proiezione del film alla raccolta fondi Women with Gaza, una campagna per supportare le donne a Gaza, e al Masharawi fund, che ha prodotto il film.
“From Ground Zero” non sarà tuttavia l’unica finestra che il festival aprirà sulla Palestina. All’interno del programma, infatti, ci sarà anche la proiezione di “La belle de Gaza” della regista francese Yolande Zauberman. «Il film racconta della ricerca di questa “belle de Gaza” di cui la regista ha solo una foto all’interno di un quartiere di Tel Aviv dive vivono donne trans arabe che si prostituiscono – spiega Meneghelli – Nel film emergono anche aspetti non idilliaci rispetto ai diritti lgbt anche a Tel Aviv, quindi non presta il fianco al pink washing».
ASCOLTA L’INTERVISTA A MAURO MENEGHELLI: