Il grande corteo di sabato scorso a Firenze, lanciato al grido di “Insorgiamo” dalle lavoratrici e dai lavoratori della Gkn, è stato coronato ieri dalla notizia della pronuncia del Tribunale di Firenze, che ha accolto il ricorso della Fiom contro le lettere di licenziamento inviate il 9 luglio scorso dalla proprietà dell’azienda, il fondo finanziario Melrose. Il Tribunale ha revocato le lettere d’apertura della procedura di licenziamento collettivo.
Per lavoratrici e lavoratori, però, la lotta non è finita e la responsabilità è nelle mani del governo.
La lotta della Gkn per cambiare i rapporti di forza
Secondo quanto si legge nel provvedimento del tribunale, «il comportamento antisindacale accertato è consistito, nella sua parte più significativa e lesiva degli interessi del sindacato ricorrente, nell’aver impedito al sindacato stesso di interloquire, come sarebbe stato suo diritto, nella delicata fase di formazione della decisione di procedere alla cessazione totale dell’attività di impresa».
In particolare, i giudici hanno ritenuto che l’azienda non abbia rispettato l’articolo 9 parte prima del contratto collettivo nazionale di lavoro e dall’accordo aziendale del 9 luglio 2020.
Lavoratrici e lavoratori accolgono con favore la sentenza, ma sottolineano che «cambia i tempi per Gkn, ma non cambia la sostanza». Ad evidenziarlo è Dario Salvetti, delegato Fiom e membro del Collettivo di Fabbrica, che continua: «l’azienda può riaprire la procedura di licenziamento in qualsiasi momento e probabilmente lo farà. Questa sentenza non cade dal cielo, ma è il risultato di accordi e di anni di mobilitazioni, dal contratto nazionale fino ai nostri accordi interni».
Ma sono altri due gli elementi su cui puntano lavoratrici e lavoratori della Gkn. Da un lato la responsabilità del governo, più volte evocata. «Questo governo avrebbe permesso la partenza di quelle lettere di licenziamento e quindi la distruzione di 500 posti di lavoro – sottolinea il sindacalista – Il governo che discute di piani di resilienza e rilancio e contemporaneamente permette la distruzione di una realtà industriale è un governo che fa una discussione ipocrita».
Dall’altro lato la lotta della Gkn vuole essere sia un esempio che un focolaio di un’azione politica e sindacale che cambi i rapporti di forza nel Paese. «Il primo pensiero è andato a tutte le altre vertenze, da quella della Whirpool alle altre aziende – rimarca Salvetti – Noi eravamo pronti a continuare la mobilitazione per chiedere una decretazione d’urgenza che sospendesse le procedure di licenziamento in atto in diverse aziende».
Con il motto “Insorgiamo”, operai e operaie hanno chiarito dall’inizio che non sarebbero stati disposti a farsi chiudere nell’etichetta della solita crisi industriale dal finale scontato, ma che avrebbero dato vita a un movimento che non riguardava solo la loro situazione specifica.
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