Il 9 luglio scorso avevano ricevuto via mail la comunicazione da parte della proprietà della chiusura dello stabilimento di Campi Bisenzio. Ma invece che rassegnarsi al licenziamento, i 422 lavoratori della Gkn Driveline hanno subito reagito e dal 10 luglio hanno occupato la fabbrica senza mai più abbandonarla. Gli obiettivi della lotta erano e rimangono il ritiro dei licenziamenti e un cambio di politiche aziendali.
Per queste ragioni, sabato prossimo, 18 settembre, a Firenze si terrà la manifestazione nazionale intitolata “Insorgiamo”.

Gkn, la manifestazione nazionale contro la delocalizzazione

La manifestazione di sabato arriva pochi giorni prima del 22 settembre, giorno in cui scadranno i 70 giorni previsti per il primo tavolo di trattativa. Qualora non vengano prorogati e nel caso non spunti una soluzione, è quello il termine per la partenza delle lettere di licenziamento. Considerato l’indotto, sono 500 i posti di lavoro che rischiano di sparire nel territorio ed è per questo che, nei giorni scorsi cento sindaci, tra cui quello di Campi Bisenzio, Emiliano Fossi, e quello di Firenze, Dario Nardella, hanno firmato un appello rivolto al premier Mario Draghi chiedendogli di intervenire sulla questione con un decreto contro la delocalizzazione delle grandi imprese.

Le lavoratrici e i lavoratori della Gkn hanno dato vita ad una battaglia difficilissima, in un periodo non facile come l’estate. L’occupazione della fabbrica e l’assemblea permanente sono state solo due delle iniziative messe in campo. «Abbiamo contattato ingegneri militanti e anche giuristi, che ci hanno aiutato a stilare una legge in otto punti contro le delocalizzazioni», racconta ai nostri microfoni Dario Salvetti, delegato Fiom e membro del Collettivo di Fabbrica.
Una battaglia a tutto campo, con operaie e operai che hanno quella che un tempo si chiamava “coscienza di classe” e che affermano chiaro e tondo che non hanno una controparte privata con cui discutere, ma che la responsabilità e le pressioni sono in capo alla politica.

«La Gkn è una fabbrica che non ha mai avuto un calo delle commesse – sottolinea il sindacalista – che non ha fatto una sola ora di cassa integrazione e che ha macchinari nuovi. Il problema è nato semplicemente perché è stata acquisita da un fondo finanziario, il Melrose, il cui unico scopo era quello di chiudere la fabbrica».
Per lavoratrici e lavoratori della Gkn, dunque, la loro vertenza rappresenterà una vera e propria verifica interna al governo, in particolare per l’atteggiamento che terranno il Pd, il M5S e il premier Mario Draghi.

L’obiettivo minimo dell’assemblea permanente è il ritiro dei licenziamenti. Questo è il primo gesto che può aprire diversi scenari.
«Non accettiamo discorsi sulla riconversione o reindustrializzazione se questi comportano lo svuotamento del capannone e l’attesa di un cavaliere bianco – mette in guardia Salvetti – Sappiamo bene, perché abbiamo visto molte altre vertenze, che questo è un modo per smontare la lotta. Se qualcuno proverà a fare questo discorso, noi siamo i primi a dire che l’azienda va nazionalizzata e che la strada della reindustrializzazione e della riconversione deve avvenire sotto lo stretto controllo dei lavoratori dentro l’azienda».

ASCOLTA L’INTERVISTA A DARIO SALVETTI: