Secondo i dati diffusi ieri dalla Cgil, aggiornati al 1° ottobre 2014, esistono irregolarità nel 50% dei rapporti di lavoro in regione. Prendendo come riferimento la provincia di Modena, si va dal 47% del settore agricolo al 74% di quello manifatturiero. Il lavoro nero è il fenomeno più largamente diffuso.

Padrone mio, ti voglio arricchire. Come un cane voglio lavorare. E quando sbaglio, picchiami pure. Voglio la morte, ma non mi cacciare. I miei figli vogliono pane, e sono io che devo provvedere.” Cantava così Matteo Salvatore la tragedia dello sfruttamento nelle campagne meridionali. Nulla è cambiato, anzi, nell’Italia degli ashtag e dei “Billionaire”, delle feste romane e dei cani impellicciati a Cortina, degli evasori milionari che si sentono perseguitati perchè ricchi. Chi stava sotto deve rimanerci, e deve anche dire grazie se riesce a sopravvivere. 

E’, questa, una valutazione quantomeno legittima dopo avere letto in poche ore i numeri dell’ennesima maxi-evasione venuta alla luce grazie alla lista Falciani, e quelli molto meno lusinghieri, nella regione delle auto di grossa cilindrata, diffusi ieri dalla Cgil. In media, nel 50% dei rapporti di lavoro posti in essere tra Piacenza e Rimini si verificano irregolarità, in primo luogo lavoro in nero. Nella sola provincia di Modena il 47% dei rapporti di lavoro in agricoltura sono irregolari e raggiungono il 74% nella manifattura.

Le vittime di questo ricatto sono soprattutto giovani e migranti. I primi perchè il lavoro nero, le false partite Iva e le finte collaborazioni sono l’unico modo per entrare in un mondo del lavoro, che ha già sorpassato a destra il Jobs Act delle tutele crescenti Gli stranieri perchè accettare un lavoro a qualsiasi condizione è l’unica via per accedere al permesso di soggiorno, che la legge Bossi-Fini ha trasformato da semplice documento a strumento di ricatto e sottomissione. Per i migranti è venuto alla luce un vero e proprio sistema di false assunzioni, fondamentali per procurarsi il diritto a restare sul nostro territorio, registrate dai datori di lavoro dietro pagamento di somme cospicue, che, qualora non fossero nelle disponibilità dei richiedenti erano sostituite da prestazioni lavorative che rientrano nella categoria dello schiavismo. “Il giro d’affari di questo sistema -dice ai nostri microfoni Franco Zavatti, della Cgil Modena e responsabile regionale legalità del sindacato– è enorme e fa pensare a un’organizzazione strutturata che si occupa delle gestione di tutta la filiera delle false assunzioni.”

Questa è la situazione nella civile Emilia-Romagna dove la concorrenza tra imprese si fa a colpi di lavoro nero e, se sei giovane o migrante, devi ringraziare un padrone buono che, come un assennato padre di famiglia, ti dà la possibilità di crescere e imparare dandoti anche un rimborso spese per le sigarette. E dove, per giunta, se sei giovane o migrante, ti tocca anche ascoltare le intercettazioni di una consulente finanziaria eccitata per l’incontro con un boss della ‘ndrangheta con il quale chiuderà un affare da milioni. Se non dalle stesse mani, questo sarà la magistratura a deciderlo, quei milioni vengono esattamente dallo stesso sistema e dalle stesse dinamiche denunciate ieri dalla Cgil.