Oggi, 7 aprile, è la Giornata Mondiale della Salute, la seconda in epoca di pandemia da Covid-19. Dallo scoppio della pandemia ad oggi, con una gestione – quantomeno a livello europeo – insoddisfacente della campagna vaccinale, il tema della salute è tornato prepotentemente al centro dei discorsi, evidenziando anche tutte le storture che le impediscono di essere un bene universalmente accessibile.
In Europa la Rete europea contro la commercializzazione della salute caratterizzerà la giornata odierna sul tema dei brevetti dei vaccini, che stanno ostacolando la fuoriuscita dalla pandemia.

Giornata Mondiale della Salute, la mobilitazione contro i brevetti

La Rete europea contro la commercializzazione della salute a livello europeo e, in Italia, la campagna Dico 32, insieme a Medicina Democratica ed altre realtà che si battono per la salute come diritto universale, rilanciano nella giornata odierna e nei prossimi giorni la petizione europea “No profit on pandemic”, per rimuovere i brevetti dai vaccini anti-Covid. Nonostante non lo si dica esplicitamente, infatti, il problema principale delle forniture e dei tagli che esse subiscono è legato a dinamiche di profitto, figlie di un’impostazione liberista del tema della salute.
«Noi chiediamo che nessun profitto venga realizzato a discapito della salute – osserva ai nostri microfoni Delia Da Mosto, una delle organizzatrici della mobilitazione odierna – Chiediamo anche che vengano condivise le conoscenze e il know how tecnologico delle industrie farmaceutiche».

La Rete ha anche predisposto una lettera inviata alle istituzioni europee e nazionali in cui si chiede di «non bloccare l’aumento di produzione dei vaccini: mettere la salute e la solidarietà prima del profitto».
Come ogni anno, inoltre, è stata lanciata l’iniziativa dei “lenzuoli bianchi” su cui ogni cittadino o cittadina può scrivere un messaggio per il diritto alla salute, fotografarsi e inviare l’immagine o per dare vita ad una mappa geolocalizzata.

A livello nazionale, le iniziative continueranno anche nelle prossime giornate. L’8 e il 9 aprile verranno condivise delle infografiche su diverse questioni, come l’impatto che il Covid ha avuto sulle rsa, mentre il 10 aprile le realtà che si battono per il diritto alla salute si riuniranno per discutere di questi temi.
A livello locale, oltre ad iniziative di sensibilizzazione, c’è da segnalare il fumetto di un gruppo di vignettiste, che parla di che cosa vuol dire salute e diritto alla salute, in un’accezione molto più ampia dall’assenza di malattie.

ASCOLTA L’INTERVISTA A DELIA DA MOSTO:

I meccanismi del profitto sono uguali da oltre 14 anni

Tra le diverse iniziative organizzate per la Giornata Mondiale, da segnalare c’è sicuramente quella di Rifondazione Comunista, che renderà visibile gratuitamente sui propri canali il documentario “Le vie dei farmaci“. Il documentario porta la regia di Michele Mellara ed Alessandro Rossi ed è del 2007.
«Purtroppo, e devo dire purtroppo, è ancora molto attuale – osserva ai nostri microfoni Rossi – visto che è un documentario che racconta del problema dell’accesso ai farmaci, identificando come vero, unico e grande problema la gestione e il controllo dei brevetti all’interno dell’industria farmaceutica».

Il film, all’epoca, si concentrava sulla malaria e sull’hiv, ma traslando il discorso sul Covid-19 e sui brevetti per contrastarlo, le dinamiche sono identiche a quelle di 14 anni fa.
L’origine del problema, infatti, risale agli anni ’90 con gli Uruguay Round Agreements, quando l’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto) divenne potenza sovrannazionale che organizzava al suo interno la gestione dei brevetti su tutti i settori. Quello della salute e della produzione dei farmaci non fu escluso e divenne così ostaggio di meccanismi di profitto, che spesso ostacolavano l’accesso ai farmaci.

GUARDA LA PRESENTAZIONE DELL’INIZIATIVA:

Ancora oggi, dopo decenni, il problema sta tutto negli accordi TRIPs, che danno il controllo pressoché totale a chi ha in mano il brevetto di imporre che nessun altro produca quel farmaco, oggi il vaccino.
Tuttavia all’interno dei TRIPs, esiste una norma che disciplina le licenze obbligatorie, alla quale si appellano i Paesi più poveri del mondo, poiché impone di sbloccare le licenze in caso di emergenza sanitaria, come appunto è una pandemia. Tuttavia, sta agli Stati decidere di procedere in questa direzione e, nonostante i proclami e le voci grosse contro le multinazionali che tagliano le forniture promesse, l’Europa non ha proceduto in questo senso.

C’è poi un ulteriore paradosso. Lasciare un bene comune come la salute nelle mani del mercato privato non solo produce l’effetto che non vi sia ricerca o produzione di farmaci per patologie rare o che colpiscono territori poveri, ma addirittura permette ai privati di lucrare sugli investimenti in ricerca da parte del pubblico, senza restituire nulla in cambio alla collettività.
«La ricerca di base, quella più costosa e improduttiva – osserva il regista – è finanziata e gestita delle università. Qualora si scopra una molecola o qualcosa di innovativo, però, diventa paradossalmente di proprietà di chi ha la capacità di produrre quel farmaco».

ASCOLTA L’INTERVISTA AD ALESSANDRO ROSSI: