Ilaria Giorgetti contro tutti. La presidente del quartiere Santo Stefano torna ad attaccare Atlantide e mostra quattro video girati all’interno del cassero dopo lo sgombero. I filmati, dice, li ha girati un cittadino. Ma nel mirino di Giorgetti finiscono anche Làbas, l’assessore Frascaroli e il sindaco Merola. E mentre la presidente di Santo Stefano parlava, le attiviste di Atlantide inscenavano un bacio queer collettivo.
Quattro video che mostrano i locali di Atlantide subito dopo lo sgombero di sabato. Li introduce come fossero uno scoop, la presidente del quartiere Santo Stefano Ilaria Giorgetti. Li avrebbe ottenuti, dice, da un cittadino che sabato si è introdotto nel cassero di porta Santo Stefano subito dopo lo sgombero di Atlantide e prima che l’ingresso fosse murato.
I video, commenta Giorgetti, dimostrano che quel luogo fosse lasciato al degrado e alla sporcizia, e sull’identità del cittadino-videoperatore la presidente di Santo Stefano ha la bocca cucita. I dubbi, però, restano. Davvero a un comune cittadino è permesso di accedere a uno spazio appena sgomberato? Si sa, a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.
Giorgetti chiede quindi il sequestro del cassero per motivi igienico-sanitari, e annuncia di aver depositato qualche cintanio di firme in procura a sostegno dell’esposto contro il sindaco Merola presentato il 14 luglio del 2014. Merola sarebbe colpevole, spiega l’avvocato Scavone, di omissioni in atti d’ufficio per il mancato sgombero di Atlantide. Il primo cittadino, riferisce Scavone, l’11 giugno 2014 aveva annunciato quello sgombero, che si sarebbe reso operativo entro 16 giorni.
Quello sgombero, però, allora non arrivò, e a questo punto sarebbe possibile “intraprendere azioni di danno – spiega Scavone – Verso il sindaco”. Tradotto dal giuridichese, fino al 25 dicembre i legali che si sono occupati dell’esposto potranno chiedere il risarcimento dei danni al primo cittadino. Intanto, però, chiedono la chiusura delle indagini in merito all’esposto presentato.
I toni non sono esattamente quelli della conciliazione. Giorgetti definisce Atlantide “un letamaio”, invoca la necessità di partecipare ai bandi per l’assegnazione degli spazi (altro che patti di collaborazione) accusa l’assessore Frascaroli, dopo le dichiarazioni di ieri sulle occupazioni, di “confondere il sociale con il letamaio”. Giustifica il giro di vite della questura sulle occupazioni con l’assenza delle istituzioni politiche. Ce n’è, po, anche per il sindaco Merola, che, dice Scavone, “Come San Paolo sulla via di Damasco si è convertito alla legalità” dopo l’investitura ricevuta dal Pd per le prossime amministrative.
Non mancano gli affondi a un’altra occupazione a rischio del quartiere Santo Stefano, quella di Làbas. “Consiglierei – dice Giorgetti – Che vendano i loro pomodori biologici nella legalità, senza danneggiare gli altri commercianti”. Il coro di applausi del residenti del quartiere che ascoltano le dichiarazioni è praticamente unanime e qualcuno urla “mafia sovietiva” e “illegalità dilagante”.
Mentre tutto questo accadeva all’interno del Baraccano, le attiviste di Atlantide si riunivano appena fuori dall’ingresso per un bacio queer collettivo. Uno di loro è riuscito a entrare e parlare, faccia a faccia, con la presidente del quartiere: “Rivendichiamo – dice – Un lavoro fatto da 18 anni e che lei avrebbe dovuto conoscere in quanto presidente del quartiere. Non avrebbe semplicemente dovuto accusare di sporcizia e di degrado, ma avrebbe dovuto capire anche i nostri percorsi”.