In Polonia sei milioni di donne scioperano e costringono il parlamento a ritirare la legge contro l’aborto. In Palestina la Freedom Flotilla al femminile per rompere l’embargo di Gaza viene bloccata dall’esercito israeliano. In Siria le donne in prima fila nella lotta all’Isis. A Labàs una notte dedicata al Rojava.
Nel torpore delle opinioni pubbliche mondiali, negli ultimi tempi si stanno imponendo battaglie e mobilitazioni interamente condotte da donne. Donne determinate, che lottano per i propri diritti e la propria autodeterminazione (come nel caso della Polonia), o che mettono il loro impegno a favore di cause dimenticate (come Gaza) o per il contrasto di fascismi e terrorismi (come in Rojava).
Talvolta queste battaglie portano al successo, talvolta vengono bloccate sottolineando però le atrocità che vogliono denunciare, altre volte ancora necessitano del sostegno internazionale, poiché la sproporzione delle forze in campo è enorme.
L’esempio più incoraggiante viene dalla Polonia, dove le donne hanno ingaggiato una battaglia contro la proposta di legge del parlamento per vietare l’aborto. La “protesta in nero”, la #CzarnyProtest, concretizzatasi poi con il #BlackMonday, lo sciopero di lunedì scorso, ha portato in piazza sei milioni di donne, inducendo il parlamento a fare retromarcia.
In Polonia, un Paese che viene sempre e solamente dipinto come profondamente cattolico, le donne hanno rivendicato il diritto all’autodeterminazione. Iniziative di sostegno sono state registrate in diverse città di Europa, tra cui un presidio realizzato a Bologna di fronte al consolato polacco.
Tutta femminile è stata anche la nuova missione della Freedom Flotilla, a bordo della Zaytouna-Oliva, la barca che ha cercato di forzare l’embargo israeliano a Gaza per portare solidarietà. A bordo dell’imbarcazione erano presenti 13 donne, tra cui la premio Nobel per la Pace irlandese Mairead Maguire.
Partita da Messina la settimana scorsa, la nave si trovava a 35 miglia nautiche dalla costa di Gaza quando è stata abbordata dalle forze israeliane che l’hanno costretta a fare rotta verso il porto israeliano di Ashod. Dopo una notte di detenzione, le giornaliste di Al Jazeera presenti a bordo, insieme alle attiviste, sono state rilasciate.
In Siria, più precisamente nel Kurdistan siriano, il Rojava, le donne sono letteralmente in prima linea nelle battaglie armate contro l’Isis. La stampa ne ha parlato quasi come fosse un evento glamour, spesso senza raccontare che la scelta delle armi ha rappresentato la difesa di un modello sociale impostato su una reale parità di genere, sancita anche nella forma di governo.
Tante le iniziative che i movimenti italiani e internazionali hanno messo in campo per sostenere la lotta delle donne kurde. La prossima si terrà a Bologna, più precisamente a Làbas, il 15 ottobre. La “Rojava Night” vedrà esibirsi i Nabat, i Punkreas e ci sarà un dj set di Garrincha Dischi. Il ricavato servirà a finanziare il Rojava Playground, uno spazio ludico sportivo da costruire nella città di Suruç per supportare l’integrazione e le forme di accoglienza degna.