Dopo un anno dall’avvio del progetto europeo Garanzia Giovani, solo il 3% dei giovani italiani inattivi ha trovato un’offerta di lavoro o formazione, a fronte di un miliardo e mezzo di risorse stanziate. Alcune regioni, come Calabria e Sicilia, non hanno mai attivato quest’iniziativa, nonostante abbiano ricevuto più fondi di altre. Le risorse infatti sono state distribuite in base al tasso di disoccupazione, che in Italia si attesta al 42%.
Sul web c’è già chi lo chiama Garanzia Giovani Bufala, il progetto europeo, partito in Italia lo scorso primo maggio, che avrebbe dovuto portare all’inserimento lavorativo di 900 mila giovani. Almento questo era quanto aveva annunciato il ministro del Welfare Giuliano Poletti con il lancio dell’iniziativa ed il conseguente stanziamento da parte dell’Europa di un miliardo e mezzo di fondi. Risorse che sono state distribuite in base al tasso di disoccupazione di ogni regione per permettere ai giovani italiani inattivi, tra i 15 ed i 29 anni, di accedere al mondo del lavoro. Risorse che però in alcuni casi non si sa nemmeno come siano state utilizzate, visto che, stando ai dati Adapt, il Centro studi sul lavoro Marco Biagi, solo il 3% dei ragazzi ha ricevuto un’offerta di lavoro, stage o formazione.
“Su un bacino di due milioni e mezzo di possibili interessati a questo progetto, solo 415 mila giovani si sono effettivamente iscritti al piano e solo una minima parte di loro, dopo tempi molto lunghi, è riuscita a trovare un’offerta formativa o lavorativa” spiega Giulia Rosolen, ricercatrice di Adapt che assieme ad altri collaboratori ha curato il report indirizzato al vicepresidente della Commissione europea.
Il piano europeo, che mirava a stanziare dei fondi nei paesi con un tasso di disoccupazione superiore al 25% (in Italia si attesta al 42%), prevede infatti che ai ragazzi dovessero ricevere una proposta lavorativa o di formazione entro 4 mesi dall’iscrizione ai servizio occupazionali. In Italia però questo regolamento è pura utopia, come denunciano numerosi ragazzi che hanno aderito al progetto e che, solo dopo tempi molto lunghi, sono riusciti a trovare qualche offerta.
Oltre a tempi più lunghi, rispetto agli altri paesi europei, in Italia non c’è nemmeno un modo di controllare l’effettiva qualità delle offerte proposte ai giovani, come denuncia la ricercatrice di Adapt: “I monitoraggi del Ministero del lavoro hanno addirittura smesso di pubblicare i dati relativi alle opportunità riconosciute ai ragazzi, forse perché le riteneva imbarazzanti”.
Sempre dai dati Adapt emerge inoltre che alcune regioni come la Sicilia e la Calabria non hanno ancora avviato il progetto europeo, nonostante, essendo quelle in cui si registra un maggiore tasso di disoccupazione giovanile, abbiano ricevuto più fondi delle altre. Addirittura in Sicilia si è stati costretti a ritirare i bandi di partecipazione, che da poco sono stati ripresentati, per problemi di illegalità, mentre in Calabria di Garanzia Giovani nemmeno se ne parla. “Tant’è che ci sono numerosi giovani calabresi che, pur di beneficiare del progetto, sono costretti ad iscriversi ai centri occupazionali di altre regioni. Come la Lombardia che si trova con un surplus di richieste” conclude Giulia Rosolen che ha aggiunto anche come molte risorse figurino investite dalle regioni, ma non risultino effettivamente collocate.
Francesca Candioli