Dopo le polemiche seguite ai funerali dell’ex BR che partecipò al sequestro Moro, Francesco Piccioni, suo compagno di militanza, racconta chi era Prospero Gallinari e quale fosse il contesto nel quale sono maturate le sue scelte.
Non sono ancora spente le polemiche seguite al funerale dell’ex BR Prospero Gallinari. Davanti alle immagini dell’omaggio a Gallinari, da più parti si è parlato di un’apologia del terrorismo rosso. Francesco Piccioni, ex BR, dipinge la figura dell’ex-compagno storicizzandone le scelte e inserendole nella logica dell’organizzazione.
“Prospero Gallinari era un militante comunista, che, nel conflitto di allora, scelse di fondare, insieme ad altri, le Brigate Rosse e ne ha seguito la parabola. E’ stato sconfitto, come siamo stati sconfitti tutti noi” esordisce Piccioni. Rispetto al fatto che Gallinari abbia sempre rivendicato per le Brigate Rosse la paternità dell’omicidio Moro, senza indicarne l’esecutore materiale, Francesco Piccioni afferma che questo “fa parte di un’etica dell’agire collettivo, per cui come Brigate Rosse siamo stati un’organizzazione che si è assunta la responsabilità presente, passata e futura di tutte le nostre azioni”.
“L’accusa mossa a Prospero Gallinari di essere l’esecutore materiale dell’omicidio, era stata fatta in via del tutto presuntiva. Lui non ha mai sentito il bisogno di discuterne la fondatezza, perchè se condividi delle scelte che sono collettive, le condividi ed è sommamente indifferente chi ha fatto cosa” sostiene l’ex brigatista.
“Quello che resta di Gallinari è l’immagine di un militante che sa affrontare le conseguenze delle sue scelte a testa alta. Le difende, le riconosce ed è disposto a pagarle fino in fondo, e non si piega alle richieste di chi vuole spezzarne l’immagine e la personalità solo per convenienza” conclude Francesco Piccioni.
Francesco Ditaranto