Il prezzo calmierato a 0,75 euro delle mascherine Ffp2, diventate obbligatorie ad esempio sui mezzi del trasporto pubblico in seguito ai provvedimenti del governo, non viene applicato sempre. Al punto che sono tornati fenomeni di speculazione che abbiamo conosciuto durante la prima ondata della pandemia.
Lo denuncia Federconsumatori dell’Emilia-Romagna, che sta ricevendo segnalazioni sul costo delle mascherine che supera i 2 o i 3 euro.

L’accordo per le Ffp2 è su base volontaria: prezzi ben oltre i 75 centesimi

Le segnalazioni raccolte dall’associazione dei consumatori riguardano le farmacie della nostra regione. «È innegabile che sia in corso il tipico meccanismo speculativo ben noto ai consumatori italiani – scrive Federconsumatori in un comunicato – perché sperimentato nei primi mesi della pandemia, quando le normali mascherine chirurgiche schizzarono anche oltre i 10 euro l’una».
Già allora l’associazione chiese, inascoltata, di verificare se le responsabilità fossero in capo ai produttori, agli intermediari, ai venditori o a tutti questi soggetti.

«Ora, con la maggior richiesta dovuta dalle nuove limitazioni introdotte, siamo di fronte a Ffp2 vendute a 2 euro l’una, con punte fino a 3 euro – si legge ancora nel comunicato – Un prezzo molto distante dai 75 centesimi dell’accordo siglato tra il Commissario per l’emergenza, Figliuolo, e le associazioni Federfarma, Assofarm e Farmacie Riunite». In sostanza, si è data grande enfasi mediatica all’accordo, omettendo la chiara informazione sulla facoltatività dell’adesione da parte delle farmacie. «Sul sito di Federfarma viene chiarito che l’adesione delle farmacie è volontaria – continua Federconsumatori – ma non è in questo modo che l’accordo era stato presentato ai cittadini, che oggi, giustamente, protestano».

Contemporaneamente all’innalzamento dei prezzi, le Ffp2 sono sempre più difficili da reperire e ciò, oltre ad un impatto sulle tasche dei cittadini, si traduce anche in rischi per la salute pubblica.
Per Federconsumatori non è tollerabile che si ripeta quanto accaduto nel 2020. «La risposta non possono essere i “pannicelli caldi”, gli accordi che evocano la buona volontà, ma bisogna andare con decisione verso prezzi imposti, accompagnati da controlli su tutta la filiera, per identificare e sanzionare i comportamenti speculativi», osserva l’associazione.

ASCOLTA L’INTERVISTA A RENZA BARANI, PRESIDENTE DI FEDERCONSUMATORI EMILIA-ROMAGNA: