Nonostante il duro colpo registrato nel 2020, durante la prima ondata della pandemia, la Regione Lombardia insiste sul suo modello sanitario che concede sempre più spazio ai privati. Un modello incentrato sugli ospedali, con un ruolo marginale della medicina territoriale, anch’essa aperta alla privatizzazione.
Tutto è contenuto nella cosiddetta riforma Moratti-Fontana, la legge 22/2021, che di fatto tratta la salute come una merce. Per questa ragione la campagna Dico 32 ha lanciato una petizione per chiedere al governo di impugnare la legge lombarda.

Sanità privata, una petizione per fermare la legge regionale della Lombardia

«Il problema di questa legge regionale è che in realtà è una non-riforma – osserva ai nostri microfoni Nino Cimino di Medicina Democratica di Brescia – Quelle che erano le criticità della sanità lombarda con questa parificazione tra pubblico e privato vengono confermate nella nuova legge. Anzi, si parla proprio di equivalenza tra pubblico e privato con anche un’apertura per tutto il tema delle assicurazioni».
Un’equiparazione che fa sì che la salute si trasformi in una merce da cui trarre un guadagno.

L’esponente di Medicina Democratica sintetizza quello che è il sistema lombardo, i cui maggiori investimenti vanno agli ospedali, principalmente privati, con una perdita dell’assistenza territoriale, «che ha portato a quel disastro sia durante la prima ondata del Covid, ma che si sta confermando anche in questi giorni», sottolinea Cimino.
Anche nel recepimento delle disposizioni del Pnrr, la riforma lombarda apre ai privati la possibilità di entrare nelle “case di comunità” o negli “ospedali di comunità”. Lo scenario è che diventino dei poliambulatori gestiti dai privati.

«Il problema, a parte l’emergenza del Covid – insiste Cimino – è più a monte: l’idea della salute come merce è qualcosa che se passa potrebbe espandersi a tutte quante le regioni». Il rischio è che il modello lombardo faccia da apripista per una messa in discussione del Servizio Sanitario Nazionale e trasformi la sanità italiana sul modello statunitense, «in cui occorrerà la carta di credito come primo momento per avere una reale assistenza».

È per questo che Medicina Democratica e le altre realtà che fanno parte della campagna Dico 32 hanno lanciato su Change.org una petizione per fermare la riforma Moratti-Fontana. In particolare, ad essere chiamato in causa è lo Stato italiano, ancor più nello specifico il Ministero della Sanità, che potrebbe decidere di impugnare la riforma davanti alla Corte costituzionale.
La petizione ha già raggiunto le 5mila firme in appena un giorno dalla sua pubblicazione e gli organizzatori invitato tutte e tutti a firmare, anche se non residenti in Lombardia, perché la questione può appunto avere ripercussioni nazionali.

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