La guerra in Ucraina sta rimescolando le carte e rischia di far saltare anche equilibri geopolitici in diverse aree del mondo. Oggi la Cina, più volte incalzata in questi giorni, ha rotto la cautela adottata fin qui per parlare delle responsabilità di Nato e Usa nella guerra. «Sono state le azioni della Nato guidata dagli Stati Uniti che hanno gradualmente spinto fino al conflitto Russia-Ucraina», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian, sulle recenti ricostruzioni del New York Times relative alla conoscenza di Pechino dei piani russi. «Ignorando le proprie responsabilità – ha proseguito Lijian – gli Usa Uniti accusano invece la Cina della propria presa di posizione sulla vicenda e cercano margini di manovra nel tentativo di sopprimere la Cina e la Russia, per mantenere la propria egemonia».

Le grane per l’Occidente, però, non sembrano finite. Secondo il Wall Street Journal i leader di Arabia Saudita ed Emirati Arabi si sarebbero rifiutati di parlare con il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che in queste ore li sta pressando per aumentare la produzione di petrolio, in modo da contenere l’aumento dei prezzi legato all’invasione russa e rendere possibile la nuova sanzione che prevederebbe lo stop alle importazioni del greggio russo.
Proprio il Medio Oriente è uno degli scenari che potrebbe avere delle implicazioni dal conflitto in corso. Ne abbiamo parlato con Giuseppe Acconcia, giornalista, docente all’Università di Padova ed esperto di Medio Oriente.

Guerra in Ucraina, le implicazioni sul Medio Oriente

«Il conflitto in Ucraina sta prendendo sempre più la forma della crisi siriana», osserva ai nostri microfoni Acconcia, che passa in rassegna ogni Paese del Medio Oriente e le implicazioni che il conflitto sta avendo o potrebbe avere.
Sull’Iran e il suo nucleare, ad esempio, si registra il veto russo all’accordo, che veniva discusso in questi giorni a Vienna. La Russia teme il venir meno degli accordi bilaterali militari proprio con l’Iran.

Ambigua, rispetto al conflitto in Ucraina, appare la Turchia, sia perché deve confrontarsi con la Russia in merito ai conflitti in Siria e Libia, sia perché non digerisce la corsia accelerata che sembra essere riservata all’Ucraina per l’adesione alla Ue.
Il presidente turco Erdogan non si è allineato alla Nato nel condannare Putin, né il suo Paese ha proceduto con le sanzioni nei confronti di Mosca. Al contempo, la Turchia ha donato droni all’esercito ucraino e si pone, insieme ad Israele, come soggetto che tenta di portare avanti una mediazione con il Cremlino.

La questione del mercato energetico non coinvolge solo i già citati Paesi, Arabia Saudita ed Emirati, ma riguarda anche Egitto e Algeria. Verso questi mercati si rivolgono, ad esempio, l’Italia e l’Europa per ridurre la propria dipendenza dal gas russo.
Anche la Libia produce gas che sarebbe prezioso per l’Europa, ma il Paese si trova nuovamente in una situazione di grande instabilità, iniziata nel 2011 proprio con l’attacco della Nato. E, sempre a proprosito di Libia, la Russia potrebbe fare leva sull’aumento dei flussi migratori verso l’Europa.

Infine c’è la questione del grano e di altri prodotti alimentari che vengono esportati dalla Russia e dall’Ucraina verso il Nordafrica. Egitto e Tunisia importavano molto grano da quei Paesi, perché aveva prezzi bassi e permetteva di realizzare pane a basso costo. Lo stop alle esportazioni causato dalla guerra rischia quindi di generare un impatto sulle economie nordafricane, con le fasce più povere della popolazione che rischiano il collasso.

In definitiva, le implicazioni della guerra in Ucraina su Medio Oriente e Nordafrica riguardano molti settori. Ma possiamo immaginare che siano in grado di ridisegnare anche influenze e alleanze geopolitiche nell’area?
«Dipenderà molto da quale sarà l’evoluzione del conflitto in Ucraina – osserva Acconcia – Dipenderà molto se si andrà verso uno scenario siriano, cioè se il conflitto durerà molto. E sappiamo quello che è avvenuto in Siria, un Paese che è stato vittima di una guerra per procura senza fine, con centinaia di migliaia di morti».

ASCOLTA L’INTERVISTA A GIUSEPPE ACCONCIA: