Sarà una manifestazione nazionale quella che si svolgerà sabato prossimo, 30 novembre, alle 10.30 in piazza Lucio Dalla a Bologna. Al centro della mobilitazione la sempre più preoccupante “emergenza carceri” che sta piagando non solo la popolazione detenuta, ma anche coloro che lavorano all’interno delle case circondariali.
Il problema principale resta il sovraffollamento, che è da ricercare tra le cause che hanno portato agli 82 suicidi registrati nelle carceri italiane nel 2024 e che potrebbe portare l’Italia a una nuova condanna europea per le condizioni disumane e degradanti.
In piazza a Bologna contro l’emergenza carceri
A spiegare le ragioni della mobilitazione, che vede insieme le istituzioni come il Comune all’Ordine degli avvocati e a realtà della società civile, è l’avvocato Ettore Grenci dell’Ordine degli Avvocati di Bologna, che sottolinea come la situazione negli istituti di pena non sia più sostenibile. «È un’emergenza umanitaria che ci riguarda tutti – osserva Grenci – perché in queste condizioni dal carcere usciranno certamente persone peggiori di quelle che sono entrate».
A mettere in guardia sulle conseguenze che il sovraffollamento carcerario potrà produrre è Antonio Iannello, garante dei diritti dei detenuti per il Comune di Bologna, che rimanda a quanto accadde nel 2013, quando l’Italia fu condannata per condizioni disumane e degradanti nelle sue carceri. Anche a Bologna il sovraffollamento resta il problema principale, con numeri che nel 2024 hanno oscillato tra gli 810 e gli 820 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 500 posti.
Le soluzioni che vengono proposte passano per un provvedimento straordinario di amnistia e indulto che alleggerisca la pressione negli istituti di pena, ma anche per misure non emergenziali, ma strutturali, come la depenalizzazione di alcuni reati e l’incremento delle misure alternative alla detenzione per i reati meno gravi.
ASCOLTA LE INTERVISTE A ETTORE GRENCI E ANTONIO IANNELLO: