Mancano meno di due settimane alle elezioni del 25 settembre, che si svolgeranno in un contesto particolare. Una pandemia non del tutto finita, la guerra in Ucraina che continua a infuriare, la crisi energetica che scaturisce dalle tensioni diplomatiche tra la Russia e l’Occidente. Tutti elementi che creano grande instabilità e incertezza per il futuro.
La crisi che stiamo attraversando, tuttavia, non è contingente ma “sistemica”. Ne è convinta la Rete Italiana Pace e Disarmo, che nei giorni scorsi ha pubblicato il proprio “programma elettorale” pacifista.

Elezioni 25 settembre, le proposte della rete pacifista

«La scadenza elettorale del 25 settembre dovrebbe far emergere tra i partiti e i candidati le idee su temi fondamentali come la pace, il disarmo, la difesa, le relazioni internazionali – scrive la Rete Italiana Pace e Disarmi – Temi sui quali la quasi unanimità degli schieramenti politici, a differenza dalla popolazione italiana che auspica la pace e desidera rafforzare le opportunità per raggiungerla, sembra ritenere possa esistere una sola politica: come se fosse possibile governare un Paese come l’Italia con il pilota automatico, limitandosi a slogan e semplificazioni. La pace invece si raggiunge con il dialogo continuo e fiducioso e con il coraggio delle scelte nonviolente».

Di fronte a queste mancanze e questi dogmi, dunque, la Rete ha elaborato un documento, intitolato “Pace, disarmo, nonviolenza: la base necessaria per una politica capace di superare l’attuale crisi sistemica“, in cui è contenuta un’analisi delle politiche praticate dagli Stati e della loro inefficacia ai fini della pace, per poi passare a cinque capitoli che affrontano altrettanti temi e contengono le proposte del movimento pacifista per un cambio di rotta.
Dalla necessità di una nuova politica estera a quella di una nuova politica di disarmo, passando per una difesa non armata e nonviolenta e per il Servizio Civile Universale come programma costruttivo per la pace, fino alla necessità di promuovere una cultura di Pace: sono questi i temi affrontati nel documento.

«Dobbiamo uscire da uno schema di ragionamento, uno schema culturale – afferma ai nostri microfoni Sergio Bassoli, coordinatore esecutivo della Rete Italiana Pace e Disarmo – dove ci deve essere un pensiero unico, quello che alla guerra si risponde con la guerra».
Vista la situazione che stiamo vivendo, però, è evidente che questa impostazione culturale non porta alla pace e al maggior benessere per la popolazione. Per quanto riguarda l’Ucraina, ad esempio, l’obiettivo deve rimanere una de-esclation che possa condurre alla pace, non una contrapposizione muscolare come quella che ha scelto l’Europa sulla scia degli Stati Uniti.

«Abbiamo bisogno di rispettare i nostri valori – continua Bassoli – Se la Costituzione dice che l’Italia ripudia la guerra, perché il nostro Paese non ratifica la convenzione contro il nucleare? Se la nostra diplomazia sostiene la soluzione dei due popoli e dei due Stati in Medioriente, perché riconosce solo lo Stato di Israele e non quello Palestinese?».
Già tempo fa la Rete Italiana Pace e Disarmo depositò in Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare per la costituzione di un Dipartimento di Difesa civile e nonviolenta. E oggi, tra le altre cose, chiede la conversione dell’industria bellica in industria civile.

ASCOLTA L’INTERVISTA A SERGIO BASSOLI: