Il cortile della Casa Circondariale di Bologna Rocco D’Amato si apre per tre sere ai cittadini bolognesi in occasione di E state alla Dozza!, un evento nato nell’ambito di Bologna Estate 2023. L’iniziativa – a cura del teatro del Pratello e organizzata in collaborazione con il teatro dell’Argine, il Bologna Jazz Festival e il patrocinio del Comune di Bologna – si terrà il 6,7 e 8 giugno nel cortile della casa circondariale, in via del Gomito 2.

Il programma e lo spirito dell’iniziativa in carcere

Martedì 6 giugno andrà in scena La semplicità ingannata, una satira ideata e recitata da Marta Cuscunà liberamente ispirata a voci femminili del Cinquecento. Mercoledì 7 giugno, invece, sarà rappresentato Vecchia sarai tu!, uno spettacolo teatrale di e con Antonella Questa che si propone di riflettere su cosa significhi invecchiare al giorno d’oggi. Giovedì 8 giugno, infine, sarà la volta di Lost Mona Lisa, un concerto in collaborazione con Bologna Jazz Festival.

La rassegna, specificano la direttrice della casa circondariale Rosa Alba Casella e Paolo Billi del teatro del Pratello, non consiste in eventi di musica e di “teatro carcere”, in cui gli spettacoli vengono messi in scena dai detenuti o in cui vengono proposte messe in scena che parlano di carcere. Piuttosto, “E state alla Dozza!” è un’iniziativa teatrale che si svolge semplicemente all’interno della casa circondariale davanti a un pubblico misto, metà esterno e metà interno: «È stata una scelta precisa – spiega Paolo Billi – perché ritenevamo importante poter dare modo ai detenuti di vedere spettacoli di qualità che, altrimenti, non avrebbero potuto vedere, includendo al contempo i cittadini esterni per farli entrare in colloquio tra loro».

Il ciclo di eventi si propone dunque di essere un luogo d’incontro e di confronto per mettere in discussione una barriera tra il carcere e la città che, racconta la delegata alla Cultura di Bologna e Città metropolitana Elena Di Gioia, «vogliamo sgranare sempre di più». Assistere agli spettacoli diventerà così un’occasione «di scintilla d’incontro non solo di socialità, ma anche di riflessione.

Questo progetto, aggiunge Rosa Alba Casella, è solo il primo passo di un percorso di integrazione tra il carcere e la città: «Il carcere è parte della città, ma deve essere sentito come tale anche dai cittadini. L’unico modo per ottenere questo è consentire loro di entrare, per conoscere la realtà penitenziaria», spiega la direttrice. «Favorire l’integrazione è fondamentale per rendere effettivi i percorsi di rieducazione o di risocializzazione che dir si voglia. Nessuno cambia se non conosce cose nuove rispetto a quelle che ha già vissuto: fare cultura in carcere significa offrire opportunità nuove a chi in carcere deve vivere per un periodo più o meno lungo della sua vita».

Chiara Scipiotti

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