L’addio di Fabio Fazio e Luciana Littizzetto alla Rai per approdare a Discovery testimonia un clima pesante in viale Mazzini. Il celebre conduttore è sembrato giocare d’anticipo verso un’operazione che il governo Meloni ha intenzione di portare a termine per prendersi tutta la televisione pubblica e, nel farlo, non è intenzionato a fare prigionieri, come testimonia la reazione di scherno del ministro Matteo Salvini all’annuncio dell’addio di Fazio.
A giocare d’anticipo era stato anche l’amministratore delegato Carlo Fuortes, dimessosi esattamente una settimana fa prima di un probabile siluramento da parte del governo.

La nomina del nuovo amministratore delegato della Rai avverrà domani, quando gli azionisti della società pubblica indicheranno il nome di Roberto Sergio, proposto dal governo Meloni e attuale direttore di Rai Radio. A sua volta Sergio probabilmente nominerà Giampaolo Rossi come direttore generale. Rossi era stato definito da L’Espresso come «l’ideologo no vax di Giorgia Meloni che imbarazza Fratelli d’Italia» e, di recente, è stato accusato di voler trasformare la Rai in Byoblu, la televisione additata di essere un concentrato di complottismi.

La Rai e il governo Meloni: «Peggio dell’editto Bulgaro»

Non è la prima volta che la Rai subisce epurazioni di natura politica. La lottizzazione della tv di Stato è sempre esistita, ma tra gli apici c’è da annoverare quanto accadde nel 2002 con il cosiddetto “editto bulgaro“, quando l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi indicò, da Sofia, un elenco di personaggi televisivi, giornalisti e comici, a lui sgraditi e accusati di fare un «uso criminoso» della tv pubblica.
All’editto berlusconiano seguì l’allontanamento di personaggi del calibro di Enzo Biagi, Michele Santoro e Danele Luttazzi.

«Sarà molto peggio dell’editto bulgaro». È così che Loris Mazzetti, ex capostruttura di Rai 3, vede il futuro della Rai. Ai nostri microfoni l’ex dirigente racconta quanto rilevante, sia per gli ospiti della trasmissione che per gli incassi economici, fosse il programma di Fazio e immagina che inevitabilmente si registrerà un’emorragia di ascolti da Rai 3 a Discovery dove, in virtù della fusione con Warner, la rete riuscirà a portare anche star di Hollywood.

Fazio, però, sarà solo uno dei big a cadere in un’operazione che, secondo Mazzetti, metterà in ginocchio la Rai stessa. «Meloni non ha il conflitto di interessi che aveva Berlusconi, quindi ha mani libere – sottolinea l’ex dirigente – A loro non interessano introiti e ascolti, vogliono solo consenso e silenzio. Se poi toglieranno il canone, visto il debito di cassa che ha l’azienda, non dico che sia la fine della Rai, ma quasi».

Tra i danni che il governo Meloni produrrà è da annoverare anche quello all’informazione. Anche se il processo sembra già essere in atto. «Se guardiamo i telegiornali già oggi – rimarca Mazzetti – si sono uniformati completamente, sono alla mercé della destra, i direttori sono più realisti del re e stanno cercando la loro riconferma, cosa che non avverrà perché Meloni metterà solo uomini e donne di fede. Purtroppo la realtà è questa, sarà molto ma molto peggio dell’editto bulgaro».

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