Prima è stata la volta di Lorenzo Parelli, 18 anni, ucciso ad Udine da una putrella d’acciaio durante il suo ultimo giorno di stage scolastico. Poi Giuseppe Lenucci, 16 anni, morto in un incidente stradale mentre si trovava sul furgoncino dell’azienda per la quale faceva tirocinio. Due tragedie che hanno riacceso le proteste degli studenti delle scuole superiori in tutta Italia.
Già dai primi dell’anno un’insieme di rivendicazioni – dalla maturità al rientro in sicurezza – aveva portato all’occupazione a staffetta di decine di istituti superiori a Roma. Dalla capitale la protesta si è allargata, intercettando l’ondata di indignazione seguita alla morte di Lorenzo e Giuseppe. In alcuni casi i cortei si sono trasformati in conflitti con le forze dell’ordine – come nel caso delle proteste di qualche settimana fa a Roma e Torino. Un’escalation tanto preoccupante da portare a diverse interrogazioni parlamentari rivolte alla Ministra degli interni Luciana Lamorgese e all’invio di osservatori di Amnesty International nelle piazze per vigilare su eventuali abusi della polizia.
Al centro delle proteste studentesche il Ministro dell’istruzione Bianchi, già criticato per la nuova maturità
Il movimento della «Lupa» – così è stata battezzata la nuova ondata di proteste da alcuni dei primi organizzatori romani – è arrivato anche a Bologna, prima con l’occupazione di alcuni Istituti (Copernico, Rosa Luxemburg) e poi con i cortei. L’ultimo in ordine temporale ha attraversato il centro cittadino stamattina, con la partecipazione di alcune centinaia di studentesse e studenti. Presenti alcune delle sigle studentesche più in vista di queste settimane e i collettivi di diversi licei della città.
Primo bersaglio dei ragazzi è la cosiddetta alternanza scuola-lavoro – oggi Pcto – resa obbligatoria in tutti gli Istituti dal governo Renzi nel 2016 con la riforma della «Buona Scuola». «Non si può morire per la propria istruzione» ci dicono alcuni dei manifestanti «né perché ti cade il controsoffitto in testa, né perché sei costretto a lavori usuranti in fabbrica».
«Protestiamo contro un sistema scolastico che da trent’anni opera tagli su tagli, che non ascolta le nostre esigenze e ci tratta alternativamente come numeri nel registro elettronico o forza lavoro gratuita in azienda» ci spiega Giuseppe, 19 anni, membro di Osa, uno dei gruppi che ha organizzato la mattinata. «L’anno scorso sono morti 1400 lavoratori in fabbrica o cantiere, noi vogliamo coinvolgere anche loro nelle proteste».
Chi è il vostro nemico, chiediamo. «In primis il premier Draghi e il Ministro dell’istruzione Bianchi, ma sappiamo che i problemi della scuola non nascono certo con loro. Di sicuro un nostro avversario è l’Europa, dalle cui direttive dipendono molte delle storture attuali».
Quando il corteo è arrivato di fronte al Provveditorato c’è stato qualche momento di tensione, con brevi tafferugli tra le diverse componenti del corteo e qualche lancio di uova e vernice contro la polizia. «Si son lamentati delle mascherine rosa, troppo poco virili» dice una ragazza al megafono, riferendosi alle recenti rimostranze di un sindacato di polizia contro il colore delle ffp2 loro fornite «ma a noi sembra che il rosa della vernice gli doni tantissimo». Non risultano comunque incidenti di rilievo, né feriti né fermi.
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Lorenzo Tecleme